Mosca interrompe le consegne di gas a Kiev ma continua quelle verso l’Europa? Bene, allora le compagnie del vecchio continente possono acquistare gas dalla Russia e utilizzarne una parte, invertendo il flusso, per rifornire anche l’Ucraina. È una delle ipotesi a cui si sta lavorando per tentare di aggirare la chiusura dei rubinetti del gas russo, in seguito al mancato pagamento del debito per il gas già fornito.
Per l’amministratore delegato della compagnia del gas ucraina Naftogaz, Andrey Kobolev i soggetti pronti a collaborare non mancherebbero: diverse compagnie europee, ha assicurato qualche giorno fa, sono disposte a vendere gas all’Ucraina a 325 dollari per mille metri cubi, prezzo inferiore a quello proposto dalla Russia che, dopo i negoziati con Kiev era arrivata a proporre, come prezzo finale, 385 dollari per mille metri cubi (partendo da una cifra che, dopo la caduta del Presidente filo russo Viktor Yanukovich era stato innalzato a 485 dollari per mille metri cubi).
Ora che lo stop russo è diventato ufficiale, visto lo scadere dell’ultimatum russo per il saldo di una parte del debito, la possibilità che si debba ricorrere a questa soluzione sembra sempre più realistica. Naftogaz ha chiesto alla Commissione europea un apporto consistente di gas proveniente dall’inversione del flusso delle forniture della Slovacchia, ha spiegato Kobolev. Circostanza confermata anche dal primo ministro ucraino, Arsenyi Yatsenyuk che ha ricordato che un accordo sul rovesciamento del flusso di gas è già stato firmato e ha anticipato che nei prossimi giorni una delegazione del governo andrà a chiedere forniture rafforzate. Secondo Kobolev, citato dall’agenzia russa Itar Tass, l’Ue si starebbe già muovendo in questa direzione: “La Commissione europea per la prima volta ha chiesto ufficialmente alle compagnie europee di considerare di comprare gas per poi pomparlo verso i depositi ucraini”, ha detto il numero uno della compagnia ucraina.
L’idea piace però molto poco alla Russia: invertire il flusso dalla Slovacchia, Paese che compra dalla Russia circa l’80-90% delle sue forniture di gas, significherebbe sostanzialmente riportare a Kiev, ad un prezzo vantaggioso, quel gas che Mosca non vuole più fornire. Per questo Gazprom potrebbe decidere di imporre restrizioni alle compagnie europee che decidessero di agire in questo modo. “Il flusso invertito è un meccanismo semi-fraudolento per cui il gas gira in tondo, ma quello è gas russo”, ha tuonato il numero uno del colosso russo, Alexei Miller che ha anche invitato tutti a valutare bene la legalità delle proprie azioni. Il meccanismo, sostiene Gazprom, va contro i contratti stilati tra la società russa e le compagnie europee, che potrebbero per questo pagare un prezzo.
Formalmente la Russia non deve dare alcun consenso al cosiddetto flusso invertito ma anche il commissario europeo per l’energia, Gunther Oettinger ha ammesso che nei fatti riportare il gas all’Ucraina tramite la Slovacchia (operazione che permetterebbe a Kiev forniture per 10 miliardi di metri cubi di gas ogni anno), sarà difficile senza il consenso di Gazprom perché andrebbe contro agli obblighi contrattuali della compagnia slovacca Eustream.
L’Ucraina riceve già, grazie al flusso inverso di gas, rifornimenti dalla Polonia e dall’Ungheria. L’accordo per attivare anche quello dalla Slovacchia, attraverso il gasdotto Vojany-Uzhgorod, è stato firmato lo scorso 28 aprile e dovrebbe iniziare a funzionare da settembre. Meccanismi che si fanno sempre più indispensabili a fronte della rottura tra Russia e Ucraina, i cui negoziati per tentare di trovare una soluzione al problema del gas sembrano definitivamente falliti.
La Russia ha abbandonato il tavolo rifiutando la proposta di mediazione avanzata dalla Commissione Ue. Secondo Bruxelles l’Ucraina avrebbe dovuto pagare un miliardo di dollari subito e regolare il resto dei conti in sospeso in 6 tappe per completarne il pagamento entro la fine dell’anno. Per quanto riguarda il prezzo futuro del gas, la Commissione proponeva due diverse cifre: l’estate 300 dollari per 1.000 metri cubi, e l’inverno 385 dollari. Un compromesso che piaceva all’Ucraina ma che la Russia ha rifiutato.
Una situazione che spaventa non poco anche l’Europa, che riceve dai metanodotti ucraini circa la metà del gas che compra dalla Russia e che ha già subito pesanti ripercussioni durante i conflitti del gas tra Mosca e Kiev nel 2006 e nel 2009. Il transito del gas dovrebbe essere garantito, ma resta da vedere se l’Ucraina, trovandosi a corto di rifornimenti, deciderà di sottrarre una parte del flusso per le proprie esigenze. Il rischio c’è, mette in guardia Gazprom, che dal canto suo promette di continuare a rifornire a pieno regime l’Europa. Preoccupato anche il responsabile Ue per l’energia, Oettinger, secondo cui se l’Ucraina dovesse attingere dalle riserve “potremmo avere problemi nel caso di un inverno rigido”.
Per evitare il peggio si moltiplicano gli appelli. La Russia e l’Ucraina, chiede il presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso, devono “fare uno sforzo” per trovare un accordo che consenta la ripresa delle consegne di gas tra i due Paesi. Un appello arriva anche dagli Stati Uniti che hanno chiesto a Mosca di risedersi al tavolo delle trattative. “L’Ue ha presentato un compromesso ragionevole – ha detto il portavoce del dipartimento di Stato, Jennifer Psaki – esortiamo la Russia a impegnarsi nuovamente nei negoziati”.