Bruxelles – Si era arrivati a parlare addirittura di ‘Polexit’, ma alla prova dei fatti l’opzione dell’uscita della Polonia dall’UE non è nemmeno ipotizzabile per la stessa Varsavia. Dopo nove mesi di strappi, accuse, minacce e procedure d’infrazione per le violazioni dello Stato di diritto e della supremazia del diritto UE su quello nazionale, il Sejm (la camera bassa dell’Assemblea nazionale) ha dato il via libera al disegno di legge proposto dal presidente, Andrzej Duda, che andrà a sostituire la contestata sezione disciplinare per i giudici con un nuovo organismo e che permetterà di risolvere la controversia con Bruxelles in tempo per la visita della presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, prevista per il prossimo 2 giugno.
L’urgenza è dettata dal fatto che i 36 miliardi di euro (23,9 miliardi di euro in sovvenzioni e 12,1 miliardi in prestiti) del Piano nazionale di ripresa e resilienza della Polonia sono ancora congelati, a causa del contrasto con l’UE sulla questione dell’indipendenza del sistema giudiziario. Nel luglio dello scorso anno la Corte costituzionale polacca aveva respinto il regolamento comunitario che permette alla Corte di Giustizia dell’UE di pronunciarsi su “sistemi, principi e procedure” delle corti polacche: al centro della contesa c’era la decisione di sospendere provvisoriamente le competenze della sezione disciplinare della Corte suprema della Polonia, a causa di alcuni provvedimenti arbitrari contro magistrati non graditi alla maggioranza del governo di Mateusz Morawiecki.
Ad aggravare la situazione, dopo due mesi la stessa Corte suprema della Polonia aveva messo in discussione il primato del diritto comunitario, definendo gli articoli 1 e 19 del Trattato sull’Unione Europea (TUE) e diverse sentenze dei tribunali dell’UE “incompatibili” con la Costituzione polacca. In virtù di questa volontà di non retrocedere da parte di Varsavia, il 27 ottobre la Corte di Giustizia UE aveva condannato il Paese membro a pagare un milione di euro di multa al giorno, fino a quando non si sarebbe adeguato alla sentenza sulla sospensione della sezione disciplinare della Corte Suprema. A fine dicembre la Commissione UE aveva avviato la procedura d’infrazione contro la Polonia sulle violazioni dello Stato di diritto in materia di indipendenza del potere giudiziario e dopo poche settimane aveva esortato il Paese a pagare i 70 milioni di euro di multe accumulate dal 3 novembre al 10 gennaio. Altri 42 milioni dovrebbero essere decurtati dall’erogazione dei fondi UE attraverso una procedura specifica che la Commissione può attivare nel caso in cui uno Stato membro non si attenga all’obbligo di rispettare i pagamenti dovuti.
Con l’approvazione del disegno di legge proposto dal presidente Duda si dovrebbe chiudere il conflitto a distanza tra Varsavia e Bruxelles, con il rispetto dei tre obiettivi fondamentali della Commissione: smantellare la sezione disciplinare per i giudici, riformare il regime disciplinare e reintegrare i giudici licenziati a seguito dello stesso procedimento disciplinare. Nel suo intervento al Sejm, il premier Morawiecki ha confermato che la visita di von der Leyen il 2 giugno servirà a “certificare le tre pietre miliari”, sbloccando definitivamente i 36 miliardi di euro attesi e necessari per la Polonia per affrontare le conseguenze della pandemia COVID-19 e della guerra russa in Ucraina e per l’allineamento agli obiettivi della transizione verde e digitale dell’UE. Da Bruxelles, anche il vicepresidente della Commissione per l’Economia, Valdis Dombrovskis, ha confermato che l’approvazione del PNRR polacco è atteso “a giorni”.
L’unica incognita rimane l’approvazione al Senato, che ancora deve arrivare, e su cui potrebbero pesare non solo i malumori dei partiti di opposizione – che accusano il progetto di non proteggere sufficientemente il sistema giudiziario dalle interferenze politiche attraverso un test di imparzialità – ma soprattutto del partito euroscettico Polonia Unita, membro minore della coalizione di governo insieme al partito Diritto e Giustizia (PiS) di Morawiecki. I deputati ultra-conservatori hanno attaccato duramente il governo per essersi “inchinato” a Bruxelles, nonostante il ministro della Giustizia, Zbigniew Ziobro, sia esponente proprio di Polonia Unita. La misura dovrebbe comunque passare grazie all’appoggio dei senatori indipendenti, considerata l’urgenza di Varsavia di ottenere quanto prima i fondi UE del Recovery.