Bruxelles – I circa 225 miliardi di euro di prestiti non utilizzati dal Recovery Fund che Bruxelles intende re-distribuire tra i 27 Stati membri per attuare gli obiettivi del piano ‘RePowerEu’, potranno essere usati per tutti i capitoli di spesa dei Piani nazionali di ripresa e resilienza (PNRR) e non solo per attuare l’obiettivo di indipendenza dagli idrocarburi importati dalla Russia. A Bruxelles si lavora per dare un seguito alla proposta di liberare l’UE entro il 2027 dalla dipendenza energetica dalla Russia, attraverso il piano ‘REPowerEu’ presentato la scorsa settimana dall’Esecutivo comunitario.
Nell’idea della Commissione Europea, il piano dovrà essere finanziato con circa 300 miliardi di euro, di cui circa 72 miliardi in sovvenzioni e 225 in prestiti. Nei fatti non si tratterà di vere e proprie risorse ‘fresche’, in nessuno dei due casi: i 72 miliardi di sovvenzioni arriveranno in sostanza dalla possibilità concessa ai governi (facoltativa, dunque) di dirottare fino a 26,9 miliardi di euro dai fondi di coesione e fino a 7,5 miliardi di euro dalla Politica agricola comune (Pac). Le uniche risorse fresche in senso proprio arriveranno dai 20 miliardi di euro che Bruxelles intende prelevare dalla vendita all’asta di alcune quote di emissioni CO2 oggi detenute nella riserva stabilizzatrice del mercato. Tutte queste risorse saranno in maniera obbligatoria vincolate, spiegano fonti comunitarie, all’attuazione del capitolo aggiuntivo al PNRR che tutti gli Stati membri dovranno redigere per l’attuazione del REPower anti-energia russa.
Il discorso è diverso per i 225 miliardi di euro in prestiti ancora non richiesti dagli Stati membri che l’UE vuole usare per l’attuazione degli obiettivi. Nel presentare il REPowerEu, lo scorso mercoledì, la Commissione europea ha proposto un emendamento per modificare l’attuale regolamento della Recovery and resilience facility (Rrf) e una volta che entrerà in vigore la modifica, i governi avranno 30 giorni di tempo per “mostrare un interesse a usufruire dei prestiti” che gli spettano di diritto ma che non hanno ancora richiesto. Se non lo faranno, quei prestiti potranno essere redistribuiti agli altri Stati Ue che hanno già richiesto tutta la loro quota di prestiti, come l’Italia e anche Portogallo, Polonia, Grecia, Cipro, Romania e Slovenia. La richiesta di mostrare un interesse per quelle risorse non ancora usate è necessaria alla Commissione per fare i conti e capire quanti di questi 225 miliardi di euro potrebbero effettivamente essere redistribuite secondo un principio di solidarietà.
Intanto, fonti precisano che quelle risorse non avranno vincoli di spesa in nessun modo. I governi potranno usare i prestiti per attuare tutti i capitoli del loro PNRR, anche se precisano “vorremmo incoraggiare, ovviamente, gli Stati membri a tenere conto dell’obiettivo del REPower”. E in particolare, se uno Stato membro vuole prendere un nuovo prestito, il suo piano nazionale di ripresa dovrà andare incontro a una nuova valutazione da parte di Bruxelles. Il capitolo aggiuntivo al Pnrr per l’attuazione del REPowerEU avrà “un regime di valutazione speciale” e l’Esecutivo ha previsto una deroga a uno dei principi fondanti del piano stesso, quello del non arrecare danno significativo all’ambiente (Dnsh, acronimo di ‘Do No Significant Harm’) per le misure che “migliorano le infrastrutture energetiche per soddisfare le esigenze immediate di sicurezza dell’approvvigionamento di petrolio e gas naturale”, spiegano ancora le fonti.
Nei fatti, questo significa una deroga al principio del non arrecare un danno significativo all’ambiente in ragione della necessità di costruire nuove infrastrutture per il passaggio e il trasporto del gas e del petrolio, in alternativa alle vie che collegano l’Europa al fornitore russo. Oleodotti e gasdotti che possano sostenere gli Stati membri nella diversificazione dei fornitori di risorse energetiche e garantire la sicurezza dell’approvvigionamento, mentre limitano le importazioni energetiche dalla Russia. Per la valutazione dello stesso capitolo aggiuntivo del PNRR Bruxelles “mette in pausa” anche il target previsto per la transizione digitale.
Essendo una proposta di revisione di un regolamento, l’emendamento della Commissione per il REPower dovrà passare il vaglio dei du co-legislatori di Parlamento e Consiglio. Le tempistiche a Bruxelles ancora non sono certe, ma i governi avranno poi tempo fino ad agosto 2023 per avanzare formalmente la richiesta di prestito.