Bruxelles – È iniziato con ufficialità il processo di adesione di Finlandia e Svezia all’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (NATO). Gli ambasciatori dei due Paesi scandinavi presso la NATO – rispettivamente Klaus Korhonen e Axel Wernhoff – hanno presentato questa mattina (mercoledì 18 maggio) le richieste formali al segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, dopo che nella giornata di ieri entrambi i governi avevano incassato l’appoggio dei Parlamenti nazionali e avevano firmato le domande di adesione.
“È una bella giornata, in un momento critico per la nostra sicurezza”, ha dichiarato Stoltenberg, accogliendo i due ambasciatori al quartier generale dell’Alleanza Atlantica a Bruxelles. Le richieste presentate da Svezia e Finlandia rappresentano “un passo storico” per quelli che il segretario generale della NATO ha ricordato essere “i nostri partner più stretti”, la cui adesione “aumenterebbe la nostra sicurezza comune”. Nel ricordare che “ogni nazione ha il diritto di scegliere la propria strada”, Stoltenberg ha sottolineato che la scelta di Helsinki e Stoccolma è arrivata “dopo accurati processi democratici” e che “la NATO è già vigile nella regione del Mar Baltico e le forze degli alleati continueranno ad adattarsi se necessario”. Un messaggio tra le righe alla Russia di Vladimir Putin, causa del clima di insicurezza collettiva dopo l’aggressione militare dell’Ucraina, un attacco non giustificato a uno Stato indipendente e sovrano che fa temere il peggio anche ai due Paesi scandinavi tradizionalmente non-allineati militarmente.
Per quanto riguarda il processo di adesione, “gli alleati valuteranno ora le prossime tappe”, tenendo in considerazione i singoli interessi di sicurezza per “lavorare su tutte le questioni e raggiungere rapidamente le conclusioni“, è l’esortazione di Stoltenberg, indirizzata in particolare alle possibili resistenze della Turchia di Recep Tayyip Erdoğan. “Negli ultimi giorni abbiamo assistito a numerose dichiarazioni di alleati che si impegnano per la sicurezza della Finlandia e della Svezia”, dall’Italia alla Francia, passando per gli ultimi due membri che si sono uniti all’Alleanza (Montenegro nel 2017 e Macedonia del Nord nel 2020) e “tutti gli alleati sono d’accordo sul fatto che questo è un momento storico, che dobbiamo cogliere rimanendo uniti“, ha ribadito con forza il segretario generale della NATO. L’obiettivo è quello di spingere per portare a termine la procedura semplificata (che taglierebbe tutta la prima fase di discussioni) e ratificare il Protocollo di adesione entro il cruciale vertice di Madrid in programma per il 29 e 30 giugno.
Il processo di adesione alla NATO
Per diventare membro della NATO, un Paese deve inviare una richiesta formale, precedentemente approvata dal proprio Parlamento nazionale (è questo lo stadio in cui si trovano Svezia e Finlandia). A questo punto si aprono due fasi di discussioni con l’Alleanza, che non necessariamente aprono la strada all’adesione: la prima, l’Intensified Dialogue, approfondisce le motivazioni che hanno spinto il Paese a fare richiesta (come nel caso dell’Ucraina), la seconda, il Membership Action Plan, prepara il potenziale candidato a soddisfare i requisiti politici, economici, militari e legali necessari (sistema democratico, economia di mercato, rispetto dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali, standard di intelligence e di contributo alle operazioni militari, attitudine alla risoluzione pacifica dei conflitti). Questa seconda fase di discussioni è stata introdotta nel 1999 dopo l’ingresso nella NATO di Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, per affrontare il processo con aspiranti membri con sistemi politici diversi da quelli dei Paesi fondatori dell’Alleanza, come quelli ex-sovietici.
La procedura di adesione alla NATO inizia formalmente con l’applicazione dell’articolo 10 del Trattato dell’Atlantico del Nord, che prevede che “le parti possono, con accordo unanime, invitare ad aderire ogni altro Stato europeo in grado di favorire lo sviluppo dei principi del presente Trattato e di contribuire alla sicurezza della regione dell’Atlantico settentrionale”. La risoluzione deve essere votata all’unanimità da tutti i Paesi membri, che attualmente sono 30. A questo punto si aprono nel quartier generale della NATO a Bruxelles gli accession talks, per confermare la volontà e la capacità del candidato di rispettare gli obblighi previsti dall’adesione: questioni politiche e militari prima, di sicurezza ed economiche poi. Dopo gli accession talks, che sono a tutti gli effetti una fase di negoziati, il ministro degli Esteri del Paese candidato invia una lettera d’intenti al segretario generale della NATO.
Il processo di adesione si conclude con il Protocollo di adesione, che viene preparato dalla NATO con un emendamento del Trattato di Washington, il testo fondante dell’Alleanza. Questo Protocollo deve essere ratificato da tutti i membri, con procedure che variano a seconda del Paese: in Italia è richiesto il voto del Parlamento riunito in seduta comune, per autorizzare il presidente della Repubblica a ratificare il trattato internazionale. Una volta emendato il Protocollo di adesione, il segretario generale della NATO invita formalmente il Paese candidato a entrare nell’Alleanza e l’accordo viene depositato alla sede del dipartimento di Stato americano a Washington. Al termine di questo processo, il candidato è ufficialmente membro dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord.