Bruxelles – Arrestati e poi rilasciati su cauzione dalle autorità di Hong Kong, ora rischiano l’ergastolo. Il cardinale cattolico Joseph Zen, l’ex parlamentare dell’opposizione Margaret Ng, la pop star Denise Ho e l’accademico Hui Po-keung sono stati colpiti dal primo giro di vite dopo le elezioni dell’ex colonia britannica vinte – con il 99,4 per cento dei voti – dall’ex capo della polizia, John Lee Ka-chiu. “Le libertà fondamentali, sancite dalla Basic Law di Hong Kong e dalla dichiarazione congiunta sino-britannica devono essere rispettate”, ha twittato l’alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, in risposta all’arresto.
L’accusa è di collusione con le forze straniere, un reato introdotto con la Legge sulla sicurezza nazionale, che dal primo luglio 2020 ha mandato in carcere almeno 175 attivisti, tra cui il leader Joshua Wong e l’editore di Apple Daily, Jimmy Lai. Zen, Ho, Ng e Po-keung sono volti noti per l’autonomia di Hong Kong. Erano tra gli amministratori del ‘Fondo di soccorso umanitario 612’, istituito per offrire assistenza legale, psicologica e materiale ai cittadini coinvolti nelle proteste antigovernative del 2019 e costretto a chiudere lo scorso anno. “Sono stati accusati di incoraggiare le organizzazioni estere a imporre sanzioni contro Hong Kong che avrebbero potuto danneggiare la pubblica sicurezza”, riporta il South China Morning Post.
Margaret Ng, 74 anni, avvocata e giornalista, è tra i veterani dell’attivismo pro democrazia. È stata membro del LegCo, il parlamento di Hong Kong, tra il 1995 e il 2012, periodo che comprende il cosiddetto ‘handover’, il trasferimento dell’ex colonia britannica alla Cina (1997). Lo scorso anno era già stata condannata, con una sospensione della pena di due anni, a 12 mesi per aver partecipato a un paio di manifestazioni nell’agosto del 2019. Anche la pop star Denise Ho, 45 anni, attivista fin dal Movimento degli ombrelli (2014), era stata arrestata nel 2021 per pubblicazione di materiale eversivo.
Il cardinale Joseph Zen, 90 anni, vescovo di Hong Kong fino al 2009, oggi in pensione, è invece noto, oltre che per le posizioni democratiche, per le dure critiche contro Pechino, spesso in relazione a questioni inerenti ai diritti umani. Nel 2018 aveva attaccato l’accordo tra la Cina e la Santa Sede – per normalizzare i rapporti tra i due Paesi – soprattutto in relazione alle nomine dei vescovi nel Paese. In un lungo post su Facebook il cardinale aveva accusato il Vaticano di voler “svendere la chiesa cattolica in Cina”. Prima del rilascio su cauzione, la Santa Sede aveva commentato l’arresto dicendo di “aver appreso con preoccupazione la notizia” e di seguire “con estrema attenzione l’evolversi della situazione”. Anche Human Rights Watch ha dichiarato: “L’arresto di un cardinale 90enne per attività pacifiche è un nuovo toccare il fondo per Hong Kong, che dimostra la caduta libera dei diritti umani nella città negli ultimi due anni”.