Bruxelles – AEGIS Europe, l’alleanza di industrie che riunisce oltre 20 associazioni manifatturiere europee, ha presentato una serie di raccomandazioni sul Meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera (CBAM). La ‘Carbon tax’ verrà votata dalla commissione per l’Ambiente del Parlamento Europeo il 17 maggio e, in via definitiva, nella sessione plenaria del 6 giugno. Tra i suggerimenti dell’alleanza industriale, l’entrata a regime del CBAM dal 2030 e un adeguamento delle esportazioni.
Il CBAM è uno strumento normativo, parte del pacchetto ‘Fit for 55’, progettato per integrare il Sistema di scambio di emissioni dell’UE (ETS) e assicurare parità di condizioni tra le imprese europee e quelle extra Unione. Questa misura è pensata per le importazioni di prodotti ad alta intensità di carbonio – come alluminio, cemento, fertilizzanti, ferro e acciaio, produzione di energia elettrica – per scongiurare la rilocazzazione delle emissioni di CO2.
Nell’UE vige il principio ‘chi inquina paga’: l’attuale sistema ETS fissa un prezzo per ogni tonnellata di carbonio emessa su suolo europeo da circa 10mila impianti ad alto consumo energetico e dalle compagnie aeree nei voli intra-UE. Si tratta di un sistema di compensazione per quote acquistabili o, come nel caso degli impianti del manifatturiero, assegnabili a titolo gratuito. Tuttavia, espone le industrie al rischio di delocalizzazione (‘carbon leak’) verso Paesi con politiche ambientali meno stringenti. Il CBAM punta quindi a evitare che gli sforzi di riduzione delle emissioni di gas serra siano neutralizzati dall’import di questi prodotti fabbricati a prezzi del carbonio più bassi, introducendo una tassa di frontiera. Secondo la proposta della Commissione europea, la ‘Carbon tax’ dovrebbe entrare in vigore, in forma transitoria, dal 1° gennaio 2023 ed essere pienamente operativo dal 1° gennaio 2026.
AEGIS Europe suggerisce però una fase di transizione più cauta, con il mantenimento dell’attuale sistema delle quote di emissione gratuite fino al 2030. L’alleanza industriale suggerisce una prima fase di raccolta dei dati (fino al 2026), seguita da una fase intermedia, di prova, del CBAM, e di far partire la sua implementazione nel 2030. “Le assegnazioni di quote gratuite ETS si sono dimostrate efficaci nel prevenire la fuga di carbonio e nell’incoraggiare gli investimenti in tecnologie di decarbonizzazione”, sostiene AEGIS in una nota: “Un’eliminazione graduale più rapida delle quote gratuite comporterebbe l’aumento dei costi di carbonio dell’UE per le imprese, limitando la loro capacità di continuare a investire in tecnologie a basso contenuto di carbonio”. Secondo l’alleanza europea, il prezzo di una quota di emissioni di CO2 avrebbe oggi raggiunto quasi i 100 euro per tonnellata di carbonio.
Necessaria, secondo l’alleanza industriale, anche l’introduzione di adeguamenti sulle esportazioni, oggi non previste dalla proposta del CBAM. Il rischio, secondo AEGIS Europe sarebbe il fatto che, con i maggiori costi sul carbonio nell’UE, le esportazioni di prodotti europei siano meno competitive sui mercati globali. Per questo, l’alleanza industriale suggerisce, con uno studio di fattibilità due eventuali adeguamenti: il primo di estensione delle quote gratuite alle esportazioni europee, il secondo tramite concessione di rimborsi-crediti per gli obblighi di indennità sull’export. AEGIS Europe chiede inoltre una rivalutazione periodica del CBAM, con il coinvolgimento dei settori industriali per valutarne l’impatto.