Bruxelles – Oltre 6,4 miliardi di euro in aiuti – 4,8 miliardi dei quali dall’Unione Europea – per i rifugiati siriani, nessun contributo per la ricostruzione del Paese, “finché non ci sarà una transizione politica vera e di vasta portata” del regime di Damasco. È solo una parte degli impegni internazionali frutto della sesta Conferenza sulla Siria, l’appuntamento annuale a sostegno dell’area, in genere presieduto dall’UE e dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, e quest’anno diretto soltanto da Bruxelles dopo il mancato invito della Russia.
All’evento, tenutosi tra il 9 e il 10 maggio, hanno partecipato i ministri degli Esteri e i rappresentanti di 55 Paesi e 22 organizzazioni internazionali. Nella prima giornata sono intervenuti organizzazioni e membri della società civile siriana, con tavoli di lavoro tematici, mentre nella seconda hanno preso la parola i ministri e i rappresentanti degli Esteri dei Paesi maggiormente colpiti dai flussi migratori, come Egitto, Giordania, Libano, Iraq e Turchia, che ospitano quasi 7 milioni di rifugiati e per questo riceveranno contributi.
Il totale dei finanziamenti, destinato all’assistenza umanitaria “dei siriani in Siria, dei rifugiati e delle comunità ospitanti della regione”, verrà ripartito tra il 2022 (4,1 miliardi di euro) e il 2023 (2,3 miliardi). “In aggiunta alle sovvenzioni, le istituzioni finanziarie internazionali e i donatori hanno annunciato ulteriori prestiti per l’ammontare di 1,7 miliardi di euro”, ha dichiarato Olivér Várhelyi, il commissario europeo per l’Allargamento e la Politica di vicinato al termine dei lavori. I fondi sono maggiori rispetto a quelli stanziati lo scorso anno, pari a 5,3 miliardi di euro a partire dal 2021. “Nonostante la situazione complicata in Ucraina e nel mondo, i donatori hanno dato un messaggio importante”, ha proseguito il commissario: “Siamo pronti a fare anche di più rispetto al passato, per la pace e per la ricostruzione in Siria”.
La situazione nel Paese, sotto il regime di Bashar al-Assad. e in guerra civile dal 15 marzo del 2011, si è aggravata con la pandemia prima e con l’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia poi. “Il 90 per cento della popolazione siriana vive in povertà. 90 per cento significa quasi tutti, meno Assad e la sua cerchia”, ha ricordato l’alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, in conferenza stampa: “Il 60 per cento soffre di incertezza alimentare”.
Mentre rispetto al regime, oggi sotto sanzioni, Borrell ha scandito: “Non ci sarà alcuna normalizzazione senza un cambio di rotta da parte del regime di Assad”, specificando, “chiaramente non andremo a finanziare la ricostruzione”, “finché non ci sarà un cambiamento profondo nel suo atteggiamento verso il popolo siriano”.
L’alto rappresentante ha speso anche qualche parola sul mancato invito della Russia, avvenuto “perché invitiamo tutti quei partner che hanno un interesse genuino, reale nel contribuire alla pace nel mondo”. “E l’Unione Europea, insieme a molti altri, continuerà a inviare un chiaro messaggio di rifiuto dell’aggressione militare russa contro l’Ucraina, in tutti i forum internazionali”, aggiungendo come la scelta dell’ONU di non co-presenziare l’evento non abbia creato difficoltà vista la “partecipazione attiva” alla Conferenza sulla Siria.