Bruxelles – Un nuovo disegno per il continente europeo, per spingere l’unità dell’Europa, senza compromettere la stabilità e la tenuta dei principi fondanti dell’Unione. Tutto questo è il progetto della “comunità politica europea” proposta oggi (lunedì 9 maggio) dal presidente francese, Emmanuel Macron, all’evento conclusivo della Conferenza sul Futuro dell’Europa, in qualità di presidente di turno del Consiglio dell’UE. “Dobbiamo riflettere sulla geografia della nostra Unione, sappiamo tutti che il processo di adesione richiederà anni, se non decenni, a meno che non abbassiamo i nostri standard”, ha esordito Macron a proposito dell’allargamento dell’UE ai nuovi Paesi che hanno fatto richiesta di adesione – Ucraina, Moldova e Georgia – e quelli che sono a vari livelli già impegnati nel processo – Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia e Turchia. “Ma abbassare gli standard non è un’opzione”, ha avvertito Macron.
Non uno stop all’allargamento dell’Unione, ma una ridefinizione di una politica che sia più flessibile e meno binaria (dentro/fuori). “Nel nuovo contesto geopolitico, dobbiamo trovare la via per dare unità e stabilità al continente, senza squilibrare la nostra Unione, e abbiamo il dovere storico di dire non che l’unica risposta è l’adesione, ma aprire una riflessione sull’organizzazione politica di tutta l’Europa“, ha sottolineato con forza Macron. Un dibattito che parte dalla proposta nel 1989 dell’ex-presidente francese, François Mitterand, sulla creazione di una confederazione europea, “troppo presto sui tempi”. In occasione della Giornata dell’Europa, il neo-rieletto inquilino dell’Eliseo ha così proposto una nuova comunità politica europea, “un’organizzazione che permetterà a nazioni europee democratiche che condividono gli stessi valori di trovare nuovo spazio di cooperazione politica, economica, energetica, di sicurezza, di trasporti, investimenti e infrastrutture, e di circolazione di persone”.
Il progetto presentato da Macron ha chiare implicazioni sull’attuale processo di adesione all’UE, ma il presidente francese ha garantito che “aiuterà l’avvicinamento e lo faciliterà per chi vorrà proseguirlo, senza rendere obbligatoria l’adesione all’Unione”. Si tratta piuttosto di una “volontà di mantenere unito il continente, tenendo forte e stabile la forza della nostra integrazione”, dal momento in cui la realtà dei fatti è che “al momento è impossibile integrare velocemente Paesi come l’Ucraina e i Balcani Occidentali”. L’errore di Bruxelles è stato dare “prospettive e promesse troppo lontane nel tempo, quando i problemi sono di breve e medio temine” e in questo senso una comunità politica europea – in altre parole una confederazione di Stati europei extra-UE – rappresenterebbe un modo per “legarci a vicenda, senza appesantire l’agenda”. Nello sforzo di rivedere i Trattati e aprire una riforma interna all’Unione, anche sul fronte dell’allargamento e della cooperazione europea “dobbiamo dare una risposta che sia di integrazione, ma senza confondere le sfere, per spingere i governi interessati a integrarsi”. A sorpresa, spazio anche al Regno Unito: “Hanno fatto una scelta diversa, ma chissà…”
Chers citoyens européens.https://t.co/cTRaDTftEM
— Emmanuel Macron (@EmmanuelMacron) May 9, 2022
Come funziona l’adesione UE
A oggi, Ricevuta la proposta formale di candidatura all’adesione e ottenuto il parere formale della Commissione Europea, per diventare un Paese membro dell’UE, è necessario superare l’esame dei criteri di Copenaghen, ovvero le basilari condizioni democratiche, economiche e politiche (istituzioni stabili, Stato di diritto, rispetto dei diritti umani, economia di mercato, capacità di mantenere l’impegno). Dopodiché si arriva alla firma dell’Accordo di stabilizzazione e associazione, un accordo bilaterale tra UE e Paese richiedente, e a questo punto si può presentare la vera e propria domanda di adesione all’Unione: se accettata, viene conferito lo status di Paese candidato. Segue la raccomandazione della Commissione al Consiglio UE di avviare i negoziati: solo quando viene dato il via libera all’unanimità dai Paesi membri si possono aprire i capitoli di negoziazione (in numero variabile). Alla fine di questo processo si arriva alla firma del Trattato di adesione.
Ucraina, Moldova e Georgia sono stati gli ultimi tre Paesi ad aver proposto formalmente la propria candidatura di adesione all’UE e si attende entro la fine di giugno l’adozione del parere formale da parte del gabinetto von der Leyen. Ma il processo di allargamento UE coinvolge già i sei Paesi dei Balcani Occidentali e la Turchia, i cui negoziati sono però cristallizzati dalla politica del presidente Erdoğan. Serbia e Montenegro stanno portando avanti i negoziati di adesione rispettivamente dal 2014 e dal 2012, mentre il pacchetto Albania-Macedonia del Nord è bloccato dal 2018 prima per il veto di Francia-Paesi Bassi-Danimarca ai danni di Tirana e poi per quello attuale della Bulgaria contro Skopje (dalla fine del 2020). La Bosnia ed Erzegovina ha fatto domanda di adesione nel 2016, mentre il Kosovo ha solo firmato l’Accordo di stabilizzazione e associazione.