Bruxelles – Ci sono voluti tre mesi di lavori e confronti anche intensi e duri, ma alla fine il risultato è arrivato. Parlamento e Consiglio dell’Unione Europea hanno trovato l’intesa sul Digital Services Act (DSA), la legge sui servizi digitali che regola la gestione e la rimozione dei contenuti illegali online, con l’obiettivo di proteggere la democrazia e la tutela degli utenti nella sfera digitale. “È un accordo storico, sia in termini di velocità sia di sostanza”, ha rivendicato la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, a poco più di un anno dalla proposta dell’esecutivo UE del pacchetto digitale nel dicembre 2020. Il Digital Services Act “assicurerà che l’ambiente online rimanga uno spazio sicuro, salvaguardando la libertà di espressione e le opportunità per le imprese digitali”, allineandosi al principio secondo cui “ciò che è illegale offline, è illegale online“.
L’accordo politico trovato tra i co-legislatori dopo una sessione di sedici ore di trilogo (negoziati tra eurodeputati e presidenza di turno del Consiglio dell’UE, mediato dall’esecutivo comunitario) venerdì scorso (22 aprile) completa l’intesa sulla legge sui mercati digitali del mese scorso, mandando un segnale forte non solo ai cittadini dell’Unione, ma anche a tutti i partner internazionali: Bruxelles ha dimostrato di essere pronta e disposta a intervenire sulla sfera online, mettendo un freno al proliferare dei comportamenti abusivi delle Big Tech e alla disinformazione e contenuti illegali sulle piattaforme digitali. “Con questo accordo garantiamo che le piattaforme siano ritenute responsabili dei rischi che i loro servizi possono comportare per la società e i cittadini”, ha sottolineato la vicepresidente della Commissione UE per il Digitale, Margrethe Vestager: “Devono essere trasparenti sulle loro decisioni di moderazione dei contenuti, impedire che la disinformazione diventi virale ed evitare che prodotti non sicuri vengano offerti sul mercato”.
Il contenuto della legge sui servizi digitali dell’UE
Il DSA si applica a tutti gli intermediari online che forniscono servizi sul territorio dell’Unione Europea, ma con un livello di obblighi crescenti e proporzionati al numero di utenti raggiunti. In altre parole, le grandi piattaforme online con più di 45 milioni di utenti attivi mensili nell’UE saranno soggette a requisiti rigorosi sulla valutazione regolare dei rischi sistemici di disinformazione, contenuti ingannevoli, violazione dei diritti fondamentali dei cittadini e violenza di genere e minorile, che sarà condotta a livello indipendente ogni anno. Le violazioni del regolamento comporteranno multe fino al 6 per cento del fatturato mondiale dell’azienda e saranno sorvegliate dalle autorità nazionali (le piattaforme più piccole) e dalla Commissione UE, che si riserva il potere esclusivo di chiedere l’osservanza delle regole a quelle più grandi.
Sul piano della responsabilità, la legge sui servizi digitali predispone l’accesso agli algoritmi delle grandi piattaforme digitali da parte della Commissione e delle autorità dei 27 Paesi membri. Attraverso una procedura di “notifica e azione” con cui saranno segnalati i contenuti illegali, gli intermediari online dovranno agire “rapidamente” per rimuoverli. Tuttavia, è centrale la protezione dei diritti fondamentali, tra cui compare la tutela della libertà di espressione e la protezione dei dati: grazie a una serie di garanzie, sarà assicurato che il sistema di notifiche non sia arbitrario o discriminatorio. Le piattaforme digitali dovranno anche garantire che gli utenti non siano esposti all’acquisto di prodotti o servizi pericolosi, rafforzando i controlli sull’affidabilità delle informazioni fornite dai commercianti sui mercati online. Micro e piccole imprese sono invece esentate da una serie di obblighi, come la tracciabilità dei commercianti, la notifica dei reati, i requisiti di trasparenza, il sistema di gestione dei reclami e la risoluzione extragiudiziale delle controversie.
L’obiettivo finale del Digital Services Act è mettere a disposizione degli utenti uno spazio online più sicuro. Per questo motivo le piattaforme saranno sottoposte all’obbligo di trasparenza sui sistemi di raccomandazione dei contenuti (algoritmi che determinano cosa vedono gli utenti) e dovranno garantire almeno un’opzione non basata sulla profilazione. In questo senso si legge il “divieto totale” di pubblicità mirata nei confronti dei minori e sui dati sensibili (orientamento sessuale, religione, etnia, stato di salute), così come il generale controllo di tutti gli utenti sull’utilizzo dei propri dati personali e il diritto di chiedere un risarcimento per qualsiasi danno o perdita subita a causa di violazioni delle norme. Vietati anche i dark pattern, le interfaccia-utente appositamente create per indurre in modo fraudolento gli utenti ad agire in un determinato modo: non si potrà dare maggior risalto a una particolare scelta attraverso pop-up o rendendo più complessa la cancellazione di un abbonamento rispetto alla sottoscrizione.
Per quanto riguarda la rimozione dei contenuti illegali, è stata rafforzata la protezione delle vittime di violenza informatica, soprattutto per quanto riguarda la condivisione non consensuale di materiale online (come il revenge porn), che dovrà essere “immediatamente” cancellato. Uno dei punti più interessanti del testo della legge sui servizi digitali è l’introduzione di un meccanismo di risposta alle crisi, aggiunto a metà della fase di trilogo dopo l’invasione russa dell’Ucraina: lo scopo è proprio quello di rispondere a emergenze come la guerra in atto. Nel caso di crisi – “come una minaccia alla sicurezza pubblica o alla salute” – la Commissione Europea potrà richiedere alle piattaforme digitali di grandi dimensioni di “limitare qualsiasi rischio imminente nel proprio spazio“, come la rimozione della propaganda di guerra. L’esecutivo comunitario farebbe scattare lo stato di crisi su raccomandazione delle autorità nazionali (con adozione a maggioranza semplice) e scadrebbe automaticamente dopo tre mesi, a meno che non venga rinnovato: la Commissione dovrà riferire su tutte le azioni intraprese a eurodeputati e ministri UE.
“Migliori diritti online per i cittadini, controllo democratico su algoritmi e disinformazione e divieto di pubblicità mirata verso i minori: è un golden standard globale, un grande lavoro di squadra”, ha commentato con soddisfazione la relatrice per il Parlamento UE, Christel Schaldemose (S&D). Una volta approvato singolarmente da Eurocamera e Consiglio dell’UE e pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’UE, il testo si applicherà integralmente 15 mesi dopo l’entrata in vigore, o al più tardi il primo gennaio 2024. Per le piccole e medie imprese è previsto un periodo più esteso per familiarizzare con le nuove regole, mentre le grandi piattaforme dovranno rispondere dei propri comportamenti entro quattro mesi. Dal gabinetto von der Leyen, il commissario per il Mercato interno, Thierry Breton, ha riassunto con efficacia il cambiamento nell’UE: “Il tempo delle grandi piattaforme online che si comportano come se fossero troppo grandi per preoccuparsi ora è finito”.