Bruxelles – Stupri sistematici come arma di guerra. A quasi due mesi dall’inizio dell’invasione di Russia ai danni dell’integrità territoriale dell’Ucraina, si stanno moltiplicando le testimonianze e i racconti di stupri compiuti per la maggior parte da soldati russi ai danni di civili ucraini, raccolte principalmente da autorità locali o organizzazioni per i diritti umani rimasti sul territorio. Difficile adesso stabilire numeri e ricostruire i dettagli delle violenze, la guerra è in corso e in molti casi le violenze non vengono nemmeno confermate.
Una denuncia ufficiale è arrivata nei giorni scorsi da Lyudmila Denisova, commissaria per i diritti umani del parlamento ucraino, che in un post sulla sua pagina Facebook ha affermato che i soldati russi hanno violentato anche bambini durante l’invasione in corso dell’Ucraina, raccontando in alcuni casi anche i dettagli. In questa, come in altre guerre, lo stupro è usato da militari e membri dell’esercito, come arma per andare a colpire e umiliare anche la popolazione civile.
Per la prima volta da quando la guerra è iniziata, la Commissione Europea prende parola per denunciare “una delle armi più ripugnanti della guerra, con l’obiettivo di ferire e terrorizzare”, scrive in un tweet la commissaria europea agli Affari Interni, Ylva Johansson, questo pomeriggio (21 aprile). “Le vittime dei crimini di guerra russi in fuga in Ucraina hanno bisogno di cure e sostegno speciali”. Per questo, annuncia di essere al lavoro “con i commissari per la gestione delle crisi, Janez Lenarcic, con la commissaria per la salute, Stella Kyriakides, e con quella per l’uguaglianza, Helena Dalli, “per coordinare gli sforzi per soddisfare le loro esigenze”.
“Sostenere le vittime di stupri e violenze sessuali in Ucraina è una priorità assoluta”, ha fatto eco poco dopo la commissaria Kyriakides. “Stiamo lavorando con gli Stati membri in prima linea e la società civile attiva sul campo per fornire l’assistenza sanitaria e il supporto psicologico di cui hanno bisogno”.
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