Bruxelles – Il piano europeo per l’indipendenza dal gas e dagli altri combustibili fossili russi, il ‘REPower EU’, sarà dettagliato dalla Commissione Europea il prossimo 23 maggio, non più il 18 del mese come inizialmente calendarizzato dall’Esecutivo comunitario. A riferirlo oggi (21 aprile) è il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, in un intervento al Peterson Institute for International Economics, negli USA. Ancora troppo presto “per condividere i dettagli”, ha riferito il commissario italiano, spiegando però che il piano sarà “sostenuto dalle necessarie risorse nazionali ed europee”. E in questo il dispositivo per la ripresa e la resilienza (Recovery and Resilience Facility), il nocciolo duro del Next Generation EU da 800 miliardi di euro fino al 2027 “avrà un ruolo importante da giocare”.
Gli impegni già ci sono. Bruxelles ha annunciato lo scorso 8 marzo l’iniziativa ‘REPowerEU’, ponendo l’obiettivo di ridurre di almeno due terzi la domanda europea di gas russo entro la fine dell’anno e renderne l’Unione completamente indipendente “ben prima del 2030”, ovvero entro il 2027. Nella comunicazione dell’8 marzo non c’è molto altro se non l’idea di mettere al centro di questa strategia tre pilastri: diversificare i fornitori di gas e gas liquefatto all’UE, puntare sulle rinnovabili (compresi i gas verdi, come il biometano, e l’idrogeno) e misure per abbattere consumi energetici nelle case e nelle industrie ad alta intensità (le cosiddette energivore) attraverso l’efficienza.
Mancano di fatto tutti i dettagli su come il piano andrà finanziato e quali misure concrete serviranno all’obiettivo di ridurre progressivamente la dipendenza dagli idrocarburi importati, con le cui entrate Mosca finanzia la sua guerra in Ucraina. Secondo le stime, nel 2021 l’UE ha importato oltre il 40 per cento del suo consumo totale di gas, il 27 per cento delle importazioni di petrolio e il 46 per cento delle importazioni di carbone dalla Russia. L’energia rappresentava il 62 per cento delle importazioni totali dell’UE dalla Russia e costava circa 99 miliardi di euro.
La guerra di Vladimir Putin in Ucraina, a più riprese condannata da UE e da tutta la comunità internazionale, costringe anche l’Unione a ripensare le proprie fonti di approvvigionamento energetico. I dettagli di questo piano sono ciò che manca e ciò che sarà svelato il prossimo 23 di maggio. Gentiloni è il primo membro dell’Esecutivo europeo a far cenno alle risorse di una parte del Recovery Fund, il fondo di ripresa e resilienza che l’UE ha varato nel contesto grave della pandemia COVID-19. Le parole del commissario sembrano chiudere ogni spiraglio alla possibilità evocata dal presidente francese Emmanuel Macron in più di una occasione, di dar vita a un nuovo fondo separato per l’energia e anche per la difesa europea, per far fronte alla crisi ucraina. La proposta del presidente francese non ha trovato molti consensi a livello europeo, più probabile, come ha suggerito Gentiloni, che si pongano delle condizioni particolari nel fondo già esistente, per incanalare parte delle risorse nella sfida di diventare energeticamente indipendenti dalla Russia.