Bruxelles – Si estende l’occhio del Grande Fratello del nuovo millennio e questa volta anche la Commissione Europea potrebbe essere finita sotto sorveglianza. Secondo quanto emerge dalle indiscrezioni di Reuters, tra gli individui presi di mira dallo spyware Pegasus ci sarebbe il commissario per la Giustizia, Didier Reynders, insieme ad altri quattro alti funzionari europei.
Il caso del software di sorveglianza sviluppato dall’azienda israeliana NSO Pegasus era scoppiato nel luglio dello scorso anno, quando l’inchiesta internazionale della rete di giornalismo investigativo Forbidden Stories – che ha coinvolto 17 testate tra cui The Guardian, Washington Post, Süddeutsche Zeitung, Die Zeit e Le Mond e l’organizzazione non governativa per i diritti umani Amnesty International – aveva rivelato l’utilizzo da parte di 50 Paesi in tutto il mondo di questo spyware per hackerare oltre 50 mila numeri di telefono, anche nell’UE. Insieme a regimi autoritari come Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, nella lista è comparso il governo ungherese di Viktor Orbán, che avrebbe messo nel mirino avvocati, politici di opposizione e giornalisti, e anche quello polacco di Mateusz Morawiecki, che avrebbe speso 5,4 milioni di euro del Fondo per la giustizia per acquistare il software incriminato.
Se venissero confermate le intercettazioni ai danni del commissario Reynders – e soprattutto se si scoprisse il mandante – si tratterebbe di un salto di qualità nell’uso dello spyware Pegasus. Si tratta di uno strumento che sfrutta i difetti del software dello smartphone per raccogliere informazioni sulle attività online di un utente senza il suo consenso (conversazioni, e-mail, messaggi, foto, video), trasformando il dispositivo in un registratore per sorvegliare in tempo reale il contatto intercettato. In altre parole, le attività, le discussioni e le decisioni dell’esecutivo guidato da Ursula von der Leyen sulle questioni di giustizia e Stato di diritto nell’UE potrebbero essere state costantemente sorvegliate attraverso lo smartphone del suo commissario-chiave.
Secondo quanto riportato dalle fonti di Reuters, la Commissione sarebbe venuta a conoscenza della vicenda nel novembre dello scorso anno, dopo che Apple ha inviato un messaggio a migliaia di proprietari di iPhone per avvisarli di essere stati oggetto di attacchi hacker “sponsorizzati dallo Stato”. Tra loro anche i funzionari della Commissione, che avrebbero subito riportato ai colleghi il rischio di essere stati intercettati tra febbraio e settembre dello stesso anno. “Prima delle rilevazioni apparse sulla stampa, i servizi competenti della Commissione hanno prestato particolare attenzione ai potenziali contagi di Pegasus e le verifiche sono ancora in corso“, ha tagliato corto con la stampa di Bruxelles il portavoce per l’Economia digitale, Johannes Bahrke.
Oltre al caso Reynders, non è solo la Commissione a voler fare luce sull’utilizzo dello spyware Pegasus sul territorio dell’Unione. Il 10 marzo è stata istituita una commissione d’inchiesta del Parlamento Europeo composta da 38 eurodeputati: l’obiettivo sarà quello di indagare sulle presunte violazioni della legislazione comunitaria nell’uso del software di sorveglianza ai danni di giornalisti, politici e attivisti della società civile da parte dei governi nazionali, in particolare di Ungheria e Polonia. Saranno approfondite le implicazioni sul fronte delle leggi esistenti nei Paesi membri che regolano la sorveglianza e se lo spyware in questione è stato usato per scopi politici.