Bruxelles – L’Europa degli Stati, Italia compresa, si prepara ad abbandonare il fornitore russo. Diciassette Paesi su 27 chiedono aiuto all’UE per ridurre la propria dipendenza energetica da Mosca. Praticamente due terzi dei membri dell’Unione hanno chiesto consulenza tecnica per iniziare a ragionare in termini di sanzioni energetiche, e loro rispetto. Il programma REPowerEU, lanciato a inizio marzo dall’esecutivo comunitario, mira proprio a questo: esplorare i modi per la sicurezza energetica a prezzi accessibili. A un mese dal varo dell’iniziativa, Italia, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Estonia, Finlandia, Grecia, Irlanda, Polonia, Portogallo, Repubblica ceca, Romania, Slovenia, Slovacchia, Spagna e Ungheria hanno deciso di aderire.
Bruxelles non fornirà denaro, non darà indennizzi. Fornirà personale tecnico. I tecnici della Commissione europea aiuteranno i governi, incluso quello di Mario Draghi, a “identificare e attuare le migliori riforme politiche e investimenti” in settori quali la diversificazione dell’approvvigionamento energetico, l’accelerazione della transizione verso le energie rinnovabili e l’aumento dell’efficienza energetica, al fine di raggiungere queste ambizioni europee e svincolarsi sempre più dal fornitore russo. Un’esigenza avvertita anche dal quinto pacchetto di sanzioni, che apre la strada a interventi in ambito energetico.
I 17 Stati membri intenzionati a svincolarsi da Mosca, ricevono il sostegno utile a ridurre la dipendenza di combustibili fossili, e dunque carbone, petrolio e anche gas naturale, visto anche l’orientamento a interventi su ogni fonte. In quel caso occorrerà gestire anche gli eventuali shock energetici di breve e medio periodo, e gli esperti di Bruxelles faranno il punto anche su questo. L’Europa degli Stati si prepara dunque ad uscire dal modello sposato finora e abbandonare il mercato dell’energia sfruttato finora.
“Lo strumento di supporto tecnico fornirà un sostegno mirato, su misura e tempestivo alle esigenze in rapida evoluzione di ciascuno di questi Stati membri”, spiega la commissaria per la Coesione e le riforme, Elisa Ferreira, consapevole della posta in gioco e della necessità di fare in fretta e bene. “Oltre alla crisi umanitaria in Ucraina, gli Stati membri devono far fronte a una crisi energetica senza precedenti”.