Strasburgo, dall’inviato – Si aprono praterie digitali quasi sterminate per l’Unione Europea nell’utilizzo di quella che viene considerata la nuova risorsa illimitata del terzo millennio: i dati. Da parte di tutti i gruppi politici all’Eurocamera (fatta eccezione per la Sinistra, che però aveva anticipato che si sarebbe astenuta) è stato ribadito l’appoggio alla legge sulla governance dei dati dell’UE, il Data Governance Act (DGA), quella voluta dalla Commissione e finalizzata dai co-legislatori del Parlamento e del Consiglio dell’UE nel dicembre dello scorso anno, con l’obiettivo di facilitare il riutilizzo sicuro dei dati del settore pubblico e industriale. Il testo è stato approvato con 501 voti favorevoli, 12 contrari e 40 astensioni.
“La rivoluzione dei dati non ci aspetta, dobbiamo agire adesso”, è l’esortazione della relatrice Angelika Niebler (PPE), aprendo il dibattito in sessione plenaria. La legge sulla governance dei dati “è l’inizio di un cambiamento di paradigma” e “permetterà a start-up e piccole e medie imprese di accedere a tutto il potenziale dell’economia digitale“. A differenza degli Stati Uniti, “dove lo spazio dei dati è lasciato solo al settore privato”, e alla Cina, “che estende il controllo statale sulle grandi aziende”, la via europea è quella di “mettere al centro l’utente e la sua proprietà sui dati che produce, ma anche la loro condivisione equa, sicura e affidabile“, ha messo in chiaro la relatrice tedesca. In quest’ottica, “le piattaforme devono essere strumenti neutrali”, che permettano a domanda e offerta di incontrarsi: “Spesso le aziende non li usano perché non sanno a chi rivolgersi, ma è solo un ostacolo che va abbattuto a monte”.
Accolta con soddisfazione la quasi unanimità del Parlamento UE sulla legge sulla governance dei dati da parte del commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton: “Possiamo anticipare la rivoluzione dei dati con un mercato aperto e sovrano e con condizioni conformi ai nostri valori”. Breton ha sottolineato il “potenziale enorme, in particolare per le piccole e medie imprese“, che arriverà da un’economia dei dati in costante crescita, anche se “è fondamentale organizzarci per costruire la fiducia” attraverso “meccanismi volontari di condivisione e requisiti di riutilizzo sicuro dei dati del settore pubblico”. Per il commissario per il Mercato interno, l’accordo raggiunto tra i co-legislatori è “un’ottima base per le discussioni sul Data Act“, la proposta di legge sulle condizioni di accesso, i trasferimenti e l’interoperabilità dei dati presentata il 23 febbraio scorso. Un auspicio condiviso anche da Niebler: “È una tessera importante di questo mosaico digitale, sarà il corollario del Data Governance Act“.
Il contenuto della legge UE sulla governance dei dati
La legge sulla governance dei dati creerà un meccanismo per consentire il riutilizzo sicuro dei dati del settore pubblico, tra cui i segreti commerciali, i dati personali e quelli protetti da diritti di proprietà intellettuale. Gli enti pubblici che permetteranno questo tipo di riutilizzo dovranno essere tecnicamente preparati: la Commissione UE stabilirà un punto di accesso unico europeo con un registro elettronico consultabile. Sarà creato anche il Consiglio europeo per l’innovazione dei dati, una struttura che consiglierà e assisterà la Commissione al fine di migliorare l’interoperabilità dei servizi di intermediazione e per stabilire linee-guida sullo sviluppo degli spazi di dati.
Il Data Governance Act promuoverà anche un quadro per un nuovo modello di business, in cui la chiave di volta è la neutralità dei mercati digitali sulla condivisione e il riutilizzo di dati. Le piattaforme digitali dovranno sostenere la condivisione volontaria dei dati e il controllo sull’utilizzo non improprio o svantaggioso. I fornitori di servizi di intermediazione dovranno essere elencati in un apposito registro e dovranno aiutare cittadini e imprenditori a esercitare i loro diritti di condivisione dei dati con aziende di cui si fidano: non potranno trarre vantaggio dai dati condivisi, per esempio vendendoli.
La volontarietà della condivisione è centrale nella legge sulla governance dei dati. Privati e aziende potranno decidere di metterli a disposizione per il bene comune, come nel caso dei progetti di ricerca medica, ma anche dell’innovazione industriale nell’ambito agricolo, ambientale ed energetico. Le entità che raccolgono dati per obiettivi di interesse generale possono richiedere di essere inserite in un registro nazionale, per essere riconosciute in tutta l’Unione: questo servirà come base per la fiducia nella condivisione da parte di altri cittadini ed entità sul territorio comunitario. Sia i fornitori di servizi di intermediazione dei dati, sia le organizzazioni interessate saranno certificate con un logo che renderà più facile la loro identificazione.
La posizione dei gruppi politici
Raggiunta quasi l’unanimità nell’arco parlamentare, con la sola eccezione dichiarata del gruppo della Sinistra, che, come ha ricordato la sua vicepresidente Marisa Matias, si trova costretto ad astenersi su “un accordo finale sotto i parametri richiesti, dove la cooperazione è ancora subalterna al potere dei privati”. Al contrario, tutti gli altri gruppi hanno sottolineato i benefici che potranno arrivare dalla legge sulla governance dei dati. “Questo sforzo apre spazi di dati sicuri e innovativi, anche sul piano dell’energia, della mobilità e della salute, a vantaggio di cittadini e imprese”, ha sottolineato Maria da Graça Carvalho (PPE). Secondo Miapetra Kumpula-Natri (S&D) “i dati sono una risorsa che ancora non sfruttiamo abbastanza, perché sottratta dai grandi monopoli”, ma ora l’UE propone “un modello alternativo, in cui viene promossa l’innovazione con la partecipazione di tante imprese”.
Dalle fila di Renew Europe, Nicola Danti ha avanzato la prospettiva della creazione di “un’area Schengen dei dati a beneficio delle imprese, specialmente le più piccole”, mentre il collega Sandro Gozi ha fissato l’obiettivo di “stabilire standard di riferimento che saranno utilizzati in tutto il mondo”. L’eurodeputata in quota Lega Elena Lizzi (ID) ha posto l’accento sull’importanza della “sovranità digitale dell’UE per questioni di sicurezza, ma senza dimenticare le garanzie sulla privacy dei cittadini e sulla tutela dei segreti industriali”. Per il gruppo dei Verdi/ALE, Damian Boeselager ha invece ricordato che “quello che abbiamo imparato nell’ambito del Regolamento generale sulla protezione dei dati possiamo applicarlo all’ambito industriale”, mentre Dace Melbārde (ECR) ha chiesto di “abbattere le barriere e stimolare la cooperazione internazionale, per sviluppare gli investimenti sull’intelligenza artificiale e le tecnologie ad alta intensità”.