Bruxelles – Tassazione minima delle grandi imprese, niente da fare. La Polonia fa mancare il proprio sostegno al progetto di direttiva, e il Consiglio dell’UE resta a mani vuote. I ministri dell’Economia e delle finanze riuniti a Lussemburgo per quello che doveva essere l’Ecofin decisivo, segna un’altra battuta d’arresto per il disappunto della presidenza francese di turno. “Non capisco la posizione della Polonia”, riconosce pubblicamente Bruno Le Maire, ministro delle Finanze di Parigi. La Polonia blocca l’iter senza un motivo apparentemente valido, l’accusa del francese.
Le Maire rivendica il lavoro svolto in queste settimane per sormontare i dubbi dei partner attorno al tavolo. Ricorda di essere stato in grado di risolvere i nodi tecnici che impedivano il via libera di Estonia e Malta, e aver trovato anche la chiave per gli ostacoli che la delegazione svedese aveva incontrato nel proprio Parlamento nazionale. Assicura anche di “aver fatto di tutto a livello tecnico”, di “aver risposto alle preoccupazioni della Polonia”, che ora pone una questione giuridica che suona di scusa.
La proposta di direttiva sulla tassazione minima delle grandi imprese, che intende colpire ogni azienda con fatturato annuo dai 750 milioni di euro con una tassa di almeno il 15 per cento, si lega alla questione della tassazione digitale, ossia il regime per assicurarsi che gli operatori del web, a partire dai colossi statunitensi, paghino la loro quota di tasse. Mentre il primo dossier è comunitario, la politica fiscale per gli operatori di internet rientra in un accordo raggiunto in sede Ocse, e quindi oggetto di accordo internazionale.
“Il diritto dell’Unione europea non può essere legato ad accordi internazionali”, tuona Le Maire, secondo cui “ci deve essere un’altra spiegazione” dietro il veto polacco che tiene in ostaggio l’intera Unione. Su questioni economiche, finanziarie e fiscali serve l’unanimità per poter procedere, e quindi procedere oltre non risulta possibile. “Ci sono misteri da svelare a Varsavia”, lamenta senza entrare nel merito. “Non mi avventuro in interpretazioni, non è il mio compito”, ma c’è la sensazione che la Polonia stia usando questo dossier come grimaldello per scardinare la lotta serrata dell’Europa sul fronte dello stato di diritto. Fatto sta che la Polonia blocca. L’auspicio è che sia possibile sciogliere il veto in occasione della prossima riunione di maggio, ma non è dato sapere quanto potrà essere possibile.