Bruxelles – L’Italia chiede a Bruxelles di ragionare su una entrata in vigore posticipata della Politica agricola comune (PAC) per far fronte agli effetti della guerra in Ucraina, ma i piani strategici nazionali non dovrebbero andare incontro a modifiche strutturali. “È giusto ragionare sull’entrata in vigore posticipata della Pac, avendo il 2023 come ulteriore anno di transizione per affrontare l’emergenza attuale”, ha incalzato il ministro per le Politiche agricole, Stefano Patuanelli, questo pomeriggio (28 marzo), intervistato dal direttore di Eunews, Lorenzo Robustelli, all’evento promosso dalla redazione di Eunews/Hub editoriale dal titolo “Nuova PAC, quale futuro per l’agroalimentare europeo?”. “Andare a cambiare strutturalmente i piani credo sia un errore” ma vale la pena ragionare ad “esempio sulla sospensione temporanea per alcuni aspetti”, ha aggiunto il titolare del Mipaaf, facendo eco alla richiesta che appena una settimana fa ha portato a Bruxelles sul tavolo del Consiglio agricoltura agli omologhi europei.
Patuanelli: “No modifiche strutturali PAC, serve un energy fund per l’agricoltura”
Entro il 31 marzo la Commissione Europea formulerà una serie di osservazioni ai primi 19 piani strategici presentati a Bruxelles, tra cui anche quello italiano. “Risponderemo alle osservazioni nei 60 giorni successivi previsti, anche modificando alcuni aspetti, però dovremmo rimanere nel perimetro dei regolamenti della nuova PAC”, ha precisato il ministro rispondendo alla domanda se avesse in cantiere alcuni aggiustamenti al piano nazionale per andare incontro alle esigenze di aumento della produzione agricola e di sostenere gli agricoltori di fronte al rincaro dei prezzi di produzione. Più che ragionare in termini di modifiche strutturali dei piani strategici che saranno essenziali da qui al 2027, per l’Italia è necessario riconsiderare l’entrata in vigore della nuova PAC prevista per il primo gennaio 2023.
L’equilibrio trovato a fatica tra i co-legisaltori europei sulla nuova PAC è “il migliore possibile” tra gli obiettivi di sostenibilità e gli asset produttivi e non va messo in discussione. “Oggi retrocedere da quelle scelte credo sia un errore dal punto di vista strutturale nonostante l’emergenza”, ha aggiunto. Per contrastare gli effetti della guerra sul comparto agricolo, Bruxelles ha presentato un piano per la sicurezza alimentare che per l’Italia significa sbloccare un pacchetto di aiuti da 50 milioni di euro dalla riserva di crisi PAC che con un co-finanziamento nazionale potrebbe arrivare a 150 milioni. Lo sblocco della riserva di crisi da parte dell’UE “è un primo passo secondo me insufficiente” perché “si tratta di mettere a disposizione degli agricoltori i soldi degli agricoltori stessi”, ha ricordato Patuanelli dal momento che la riserva di crisi viene finanziata con una parte degli aiuti diretti del primo pilastro. Timida, inoltre, l’apertura della Commissione rispetto alla possibilità “di aumentare le produzioni sulle aree ecologiche o a riposo”.
La strada giusta per sostenere il comparto è quella di un “energy recovery fund che va fatta con il debito pubblico comune” sulla scia dello strumento temporaneo di ripresa, Next Generation EU, varato in maniera inedita da Bruxelles per affrontare la pandemia COVID-19. “L’agricoltura italiana va sostenuta dal punto di vista economico, non si può chiedere ai produttori di affrontare da soli un aumento dei costi di produzione così alto”, ha detto. La crisi per l’Italia è asimmetrica, “il costo dell’energia per noi è un grosso problema, per altri Paesi non lo è”, ha osservato, precisando che l’agricoltura italiana è in grado di affrontare anche gli effetti delle sanzioni poste in essere contro la Russia per l’aggressione dell’Ucraina. “Con questi supporti siamo in grado” anche perché “rendere più fragile possibile l’economia russa è l’unica strada che abbiamo davanti”.
Commissione UE: “Slittamento PAC non è in agenda”
Per ora, però, uno slittamento dell’entrata in vigore della nuova PAC non è in agenda a Bruxelles. “Non ci alternative alla struttura della PAC riformata, le sfide del cambiamento climatico non aspettano”. Sfuma l’ipotesi di uno slittamento (ulteriore) dell’entrata in vigore della nuova PAC dal primo gennaio 2023 all’anno successivo nelle parole che Wolfgang Burtscher, direttore generale della DG (Direzione Generale) Agri della Commissione Europea, ha pronunciato chiudendo i lavori del primo panel dell’evento dedicato alla “Nuova PAC 2023-2027, le nuove coordinate per il settore agricolo”.
Burtscher ha ammesso che la guerra in Ucraina ha di molto aggravato “la situazione dei nostri agricoltori e produttori” soprattutto dal punto di vista di un aumento dei costi di produzione, dai fertilizzanti al carburante. Per questo, ha ricordato, che la Commissione sta lavorando su tre aree di intervento nel suo piano per la sicurezza alimentare presentato la scorsa settimana: sostenere i produttori ucraini a continuare a produrre, garantire la sicurezza alimentare globale e sostenere la sicurezza dei nostri agricoltori. Ora “spetta agli Stati capire quali sono le aziende o gli agricoltori più colpiti da questa crisi” e sostenerli con queste risorse aggiuntive.
Il pacchetto Ucraina è “solo un piccolo passo”, ma uno nella giusta direzione. A sottolinearlo è stato Paolo De Castro, eurodeputato del Partito democratico membro della commissione per l’agricoltura del Parlamento Europeo (AGRI), intervenendo da remoto. La drammatica invasione dell’Ucraina da parte della Russia “porta scompensi produttivi e logistici”, ha ricordato, ma la colpa non può essere attribuita alla politica agricola comune dell’UE. De Castro ha posto con forza l’accento sulla necessità che l’Unione Europea si renda sempre meno dipendente dalle importazioni di materie prime, dalla soia, all’olio di semi e il mais.
“Questa dipendenza è rischiosa e la guerra lo ha messo pienamente in evidenza”. Come per l’energia, la riduzione della dipendenza dalle importazioni russe (ma non solo, per agroalimentare l’UE dipende molto dall’America meridionale) l’UE deve puntare sull’innovazione, genetica e meccanica “per aumentare i livelli produttivi” in Europa. Ma non è solo un problema produttivo o di sicurezza alimentare: per l’Italia, come per l’Europa, è più che altro un problema di costi dell’energia, che trainano anche i costi di produzione. Alle critiche di chi sostiene che il pacchetto UE per la sicurezza alimentare sia troppo debole, risponde che molto si può fare con gli strumenti “che abbiamo a disposizione. Dobbiamo però usarli subito”, dice incalzando il ministro Patuanelli.
Del fatto che la guerra debba influenzare il nuovo esercizio della PAC non è convinto nemmeno l’eurodeputato Herbert Dorfmann (PPE), intervenuto poco dopo De Castro e riconoscendo che l’UE è di fronte a una situazione “congiunturale difficilissima”. Uno slittamento non può essere giustificato dal momento che la Pac sarà in attività fino alla fine del prossimo decennio. Sono tanti i settori che risentono dei costi di produzione più alti della norma, ma “quelli che soffrono di più sono gli allevamenti che hanno un costo più alto di fertilizzanti, energia e mangimi. Bisogna vedere gli scenari anche lungo periodo e nelle loro specificità per non commettere errori”. Anche se l’errore più grande sarebbe quello di “mettere in antitesi sostenibilità e produzione” che invece devono andare di pari passo.
Per la filiera la PAC riformata è da rivedere
Critiche all’impianto attuale della riforma della politica agricola europea sono arrivate da Confagricoltura, l’organizzazione di tutela e di rappresentanza delle imprese agricole. Già i negoziati tra Parlamento e Consiglio che hanno portato a un accordo sulla PAC a giugno 2021 “avevano evidenziato che la riforma avrebbe impoverito agricoltori italiani e europei“, ha richiamato il direttore generale Francesco Postorino nel suo intervento, sottolineando che “avevamo avvisato che non si doveva andare su questa strada”. Definisce la situazione attuale trainata dalla guerra in Ucraina “esplosiva” e il piano messo in campo dall’UE con lo sblocco di una parte della riserva di crisi e la deroga sui terreni a riposo sono “misure emergenziali ma non strutturali“. Ha posto l’accento sulla necessità di sburocratizzare la nuova PAC “da cui ci saremmo aspettati una semplificazione” che non è invece arrivata.
Nella crisi attuale, dobbiamo spingere sulle filiere che di fronte all’autosufficienza alimentare possono diventare fondamentali”, ha ricordato Alessandro Apolito, capo servizio tecnico della Coldiretti, esortando l’UE a dimostrare di avere molto più coraggio” con le proposte per sostenere la filiera di fronte alla crisi, come suggerito anche dal ministro Patuanelli. “Intervenire con i fondi degli agricoltori” dal momento che la riserva della crisi PAC è fatta di una parte dei pagamenti diretti agli agricoltori non può che considerarsi “una non risposta da parte dell’UE”. Pone infine l’accento sul fatto che nella storia recente dell’agroalimentare italiano ed europeo, la filiera non si è mai trovata di fronte a una crisi del genere con tanti elementi negativi tutti insieme, dalla crisi pandemica, alla guerra e la siccità che sta incombendo sul nord Italia. Per Coldiretti però la crisi economica per il comparto agroalimentare derivata dalla guerra ha una portata molto peggiore della crisi pandemica e quindi anche l’Unione Europea dovrebbe dimostrare di avere molto più coraggio.