Bruxelles – Due mesi e mezzo e il compromesso è stato trovato, ben prima della scadenza fissata a giugno di quest’anno. I co-legislatori del Parlamento e del Consiglio dell’UE hanno raggiunto l’intesa sul Digital Markets Act (DMA), la legge sui mercati digitali che pone i primi paletti ai comportamenti abusivi delle Big Tech nella sfera online. “Le grandi piattaforme hanno impedito alle imprese e ai consumatori di godere dei benefici dei mercati digitali competitivi, ora i gatekeeper dovranno rispettare una serie ben definita di obblighi e divieti”, ha messo in chiaro la vicepresidente della Commissione per il Digitale, Margrethe Vestager, salutando l’intesa arrivata dopo una sessione di quasi otto ore di trilogo (negoziati tra eurodeputati e presidenza di turno del Consiglio dell’UE, mediato dall’esecutivo comunitario) nella giornata di ieri (giovedì 24 marzo). Dopo l’approvazione rispettivamente di eurodeputati e ministri UE, la Commissione potrà condurre indagini sul mercato e sanzionare le piattaforme gatekeeper, ovvero quelle che possono controllare il mercato.
Partendo dalla proposta dell’esecutivo UE del dicembre 2020, la legge sui mercati digitali specifica con precisione le caratteristiche per identificare i ‘controllori’ dell’accesso al mercato digitale: fatturato annuo di almeno 7,5 miliardi di euro all’interno dell’UE negli ultimi tre anni, valutazione di mercato di almeno 75 miliardi di euro, almeno 45 milioni di utenti finali mensili, almeno 10 mila utenti aziendali stabiliti nell’UE, controllo di uno o più più servizi di piattaforma di base (marketplace, app store, motori di ricerca, social network, servizi cloud, servizi pubblicitari, e anche assistenti vocali e browser web, come da richiesta dell’Eurocamera) in almeno tre Paesi membri. Appare abbastanza evidente che a essere prese di mira sono soprattutto le Big Tech statunitensi, come Google, Amazon, Facebook, Apple e Microsoft, mentre la soglia quantitativa fissata dovrebbe lasciare tranquille le grandi aziende europee come Booking e Zalando. Toccate solo parzialmente le piccole e medie imprese, esentate da obblighi a meno che non diventino “gatekeeper emergenti” (con una posizione competitiva “comprovata ma non ancora sostenibile”).
Per quanto riguarda gli obblighi dei gatekeeper, dovrà essere essere garantito il diritto degli utenti di disdire l’abbonamento ai servizi della piattaforma principale e l’interoperabilità delle funzionalità di base dei servizi di messaggistica istantanea. In altre parole, i più grandi servizi di messaggistica (Whatsapp, Facebook Messenger o iMessage) dovranno aprirsi all’interoperabilità con le piattaforme più piccole, dando agli utenti più scelta nello scambiarsi messaggi, inviare file o fare videochiamate attraverso le app di messaggistica. Dovrà poi essere garantito un “accesso equo” alle funzionalità degli smartphone agli sviluppatori di app e i venditori dovranno poter aver accesso ai propri dati sul marketing nelle piattaforme online. Ma soprattutto, la Commissione UE dovrà essere sempre informata sulle fusioni, per evitare le cosiddette killer acquisition, ovvero le acquisizioni di società emergenti da parte delle aziende che dominano il mercato digitale.
Quello che la legge sui mercati digitali vieta è pre-installare sul dispositivo determinate applicazioni software o richiedere agli sviluppatori di app di utilizzare determinati servizi per comparire negli app store, classificare più in alto i propri prodotti e servizi e riutilizzare i dati privati raccolti ai fini di un altro servizio. Dure le sanzioni in caso di violazione delle regole stabilite dal DMA: multa fino al 10 per cento del fatturato globale e 20 per cento in caso di recidiva. Con una violazione della legge per almeno tre volte in otto anni, l’esecutivo UE potrà aprire un’indagine di mercato. L’unica responsabile per l’applicazione del regolamento sarà proprio la Commissione Europea, con la possibilità affidata agli Stati membri di autorizzare le autorità nazionali della concorrenza ad avviare indagini su possibili infrazioni e a trasmettere le loro conclusioni all’esecutivo UE.
Done #DMA! pic.twitter.com/ANXtiGr2iX
— Margrethe Vestager (@vestager) March 24, 2022
“L’accordo inaugura una nuova era di regolamentazione tecnologica a livello mondiale”, ha commentato il relatore per il Parlamento UE, Andreas Schwab (PPE), sottolineando che “abbiamo fatto in modo che la legge sui mercati digitali dia immediatamente risultati tangibili”. Una volta approvato singolarmente da Parlamento e Consiglio dell’UE e pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’UE, il testo entrerà in vigore dopo 20 giorni e le regole saranno applicate sei mesi più tardi. In questo modo ci si aspetta che il Digital Markets Act sia pienamente operativo su tutto il suolo comunitario entro il 2023. Per essere completa, la legislazione dovrà aspettare il via libera “atteso a breve” alla legge gemella sui servizi digitali, il Digital Services Act, che “dovrà affrontare preoccupazioni sociali più ampie”.
Dal gabinetto guidato da Ursula von der Leyen è arrivato il plauso del commissario per il Mercato interno, Thierry Breton: “Questo accordo sigilla la nostra ambiziosa riorganizzazione dello spazio digitale comune”, ha confermato, ribadendo che “nessuna azienda al mondo può chiudere un occhio sulla prospettiva di una multa fino al 20 per cento del suo fatturato globale se viola ripetutamente le regole”. Nota di colore: proprio il commissario Breton aveva annunciato nel pomeriggio di ieri l’avvio del round finale di negoziati con una playlist su Spotify intitolata “DMA”, in cui, giocando con i titoli delle canzoni, tracciava gli obiettivi dei negoziati e i punti principali della nuova legislazione.
https://twitter.com/ThierryBreton/status/1506973407015018501?s=20&t=7GbCXC4LCVnugbNAgEe7mg