Bruxelles – Gli europei sono divisi sulla possibilità che la transizione verde diventi una fonte di crescita economica. Oltre la metà degli intervistati (56 per cento ‘pct’) in un’indagine della Banca europea per gli investimenti (BEI) ritiene che sarà così, in linea con la percezione degli statunitensi e dei britannici (57 pct), mentre i cinesi sono più ottimisti (67 pct). Tuttavia, secondo l’indagine, la maggioranza degli europei (61 pct) confida nel miglioramento della propria qualità di vita, con effetti positivi sulla qualità del cibo o della salute. Anche da questo punto di vista, gli europei sono più pessimisti dei cinesi (77 pct), degli americani (65 pct) e dei britannici (63 pct).
Gli italiani
La maggioranza degli italiani pensa che la transizione climatica sia una buona notizia per l’economia: il 75 pct afferma che la transizione verde sarà una fonte di crescita economica (un dato superiore alla media dell’UE, che è pari al 56 pct). Secondo l’indagine della BEI, quale il 75 pct degli intervistati italiani ritiene che la propria qualità di vita migliorerà, con effetti positivi sulla qualità degli alimenti o della salute. Le politiche volte a contrastare l’emergenza climatica sono considerate una buona notizia anche per il mercato del lavoro: quasi tre quarti degli intervistati italiani (73 pct) ritengono che esse avranno un impatto netto positivo sui livelli occupazionali nel paese perché creeranno più posti di lavoro di quanti ne elimineranno.
Secondo l’indagine BEI il 60 pct degli italiani ritiene che le politiche verdi miglioreranno il proprio potere d’acquisto. Questo dato è superiore di 22 punti percentuali alla media dell’UE, pari al 38 pct. Secondo gli italiani, le sfide relative ai cambiamenti climatici sono destinate a durare: sebbene oltre un terzo (37 pct) di loro ritenga che l’emergenza climatica sarà sotto controllo entro il 2050, il 61 pct degli intervistatati crede che essa continuerà a rappresentare una problematica seria alla metà del secolo. Gli italiani temono che i cambiamenti climatici possano minacciare il luogo in cui vivono: rispondendo alla domanda sull’impatto a lungo termine della crisi climatica, quasi un terzo degli intervistati (30 pct) prevede di doversi trasferire in un’altra regione o in un altro paese a causa dei cambiamenti climatici. Questa preoccupazione è maggiore tra le persone di età compresa tra i 20 e i 29 anni: la metà di questi intervistati (52 pct) teme la possibilità di doversi trasferire a causa dei problemi climatici.
Gli italiani sono consapevoli, sottolinea l’indagine BEI, della necessità di modificare i propri stili di vita per contrastare i cambiamenti climatici. Secondo un terzo degli intervistati (31 pct), la maggior parte delle persone non possiederà più un’automobile tra 20 anni, mentre il 64 pct pensa che molti lavoreranno da remoto per contribuire alla lotta contro i cambiamenti climatici. Infine, quasi la metà (42 pct) degli intervistati pensa che la maggior parte delle persone adotterà una dieta vegetariana, mentre il 54 pct prevede che a ogni cittadino sarà assegnata una quota prestabilita di energia (un dato superiore di 6 punti percentuali alla media europea, pari al 48 pct).
La Vicepresidente della BEI, Gelsomina Vigliotti, sostiene che “gli italiani sono tra i più ottimisti in Europa per quanto riguarda gli effetti delle politiche di contrasto dell’emergenza climatica, ma sono anche preoccupati degli effetti di lungo termine dei cambiamenti climatici. Come banca dell’UE per il clima, abbiamo la responsabilità di affrontare queste preoccupazioni collaborando sia con il settore pubblico c quello privato per finanziare una transizione resiliente e a basse emissioni di carbonio, garantendo nel contempo che nessuno resti indietro”.