Senza regole non si gioca, neanche al cinico e spietato gioco per il potere nel mondo, ed è per questo che anche la Cina alla fine probabilmente non sosterrà la Russia di Vladimir Putin.
L’autocrate di Mosca, oltre ad avere compattato l’Unione europea, è riuscito nel miracolo di rimettere ad un tavolo statunitensi e cinesi, che cercano una collaborazione sul come affrontare la questione ucraina. Non sappiamo come finirà, siamo solo alle prime battute. Il tema però non è solo por fine ad una guerra sanguinosa e senza senso, ma è proprio quello di darsi delle regole entro le quali giocare l’apparentemente inevitabile lotta per la supremazia, che la Cina ha deciso di giocare a livello globale e che allarma più d’ogni altra cosa gli Stati Uniti.
Putin, pur dopo vent’anni di regno in una delle più importanti nazioni del mondo, ha dimostrato di non aver capito, o di aver dimenticato, alcuni elementi di base, come la determinazione dei popoli a difendere la propria libertà e il fatto che il confronto internazionale si svolge su regole scritte ed anche non scritte. Quelle scritte di fatto puoi anche violarle, e te la cavi, come fu in Crimea e come avrebbe potuto essere per il semplice riconoscimento o forse anche un’annessione delle due entità separatiste dell’est dell’Ucraina.
Le regole non scritte sono quelle che invece non puoi violare, perché sono quelle più importanti, quelle che garantiscono che tu possa anche prenderti la Crimea, ma che non puoi far saltare i miei programmi per esigenze tue. Questo è quello che esaspererà i cinesi, a meno che non sia già successo, perché Putin invadendo uno stato grande, sì, abbastanza popoloso a livello di Europa continentale sì, ma in fondo, di per sé, non così strategico, ha in realtà messo in moto una reazione internazionale assolutamente contraria alla serie di fenomeni dei quali la Cina ritiene di aver bisogno per espandere, senz’armi, il suo dominino.
Quello che possiamo sperare ora è che in questi negoziati romani tra statunitensi e cinesi ci sia stata una segretissima “delega” di Mosca a Pechino, per trovare una via d’uscita che permetta a Putin di fermare la strage senza perdere del tutto la faccia davanti al suo popolo e garantirsi magari ancora qualche anno di affitto pagato (magari dal gas venduto alla Cina) al Cremlino.