Roma – Parlamento unito pronto a dare mandato pieno a Draghi ma lo spettro delle sanzioni agita molte forze politiche. La condanna contro la Russia, l’impegno a lavorare per il dialogo e fermare le bombe è sottoscritto da tutte le forze politiche. Poi, ci si mettono i ‘ma’ e i ‘però’ a rovinare l’unanimismo.
“Il presidente Biden dice ‘sanzioni devastanti’ ma attenzione ai confini della devastazione, che non arrivino oltre quanto desiderato”, dice la capogruppo di Forza Italia al Senato Annamaria Bernini. Parole che fanno capire quanti distinguo possono nascondersi nelle pieghe della solidarietà piena all’Ucraina e la ferma condanna della Russia.
Dalle parti di Arcore, raccontano di Silvio Berlusconi “preoccupatissimo che non riconosce più l’amico Putin”, la persona che aveva conosciuto e che aveva portato a Pratica di Mare a stringere la mano a George W. Bush per un accordo storico”. Tempi lontanissimi.
Il segretario del Partito democratico Enrico Letta stamani ha insistito su “sanzioni durissime che dovranno mettere in ginocchio la Russia”, far capire a Putin che “scommette su Occidente rammollito non in grado di opporsi”.
Per tutti la prima necessità è di fermare a guerra a tutti i costi, “il pensiero alle vittime civili, ai bambini alla famiglia” dice Matteo Salvini in un intervento tutto ecumenico volto a far dimenticare l’ammirazione per Putin del passato. Alla Camera invece il responsabile esteri della Lega Lorenzo Fontana, imposta l’intervento in chiave sovranista e chiama in causa “Italia e Europa e fuori dalla storia, aver fatto sentire l’orso in gabbia non si può affermare che sia stata lungimirante”.
Il Movimento 5 Stelle porta i cartelli pacifisti in aula e chiede di avere come priorità il ritorno ai negoziati e la necessità di attivare subito corridoi umanitari. “L’Europa unita, nata sulle macerie della Seconda guerra mondiale – dice la capogruppo al Senato Mariolina Castellone – si mobiliti per raggiungere un immediato cessate il fuoco”.
L’unità delle forze politiche sbandierata oggi si vedrà meglio alla luce delle più che probabili sanzioni ancora più dure, delle decisioni operative e del mandato al presidente Draghi, la prossima settimana quando saranno votate le risoluzioni.
Subito dopo il dibattito parlamentare, seguito all’informativa del premier Draghi, si è riunito a Palazzo Chigi il Consiglio dei ministri per varare le misure e gli impegni finanziari a favore dell’Ucraina.
Il governo ha approvato un decreto legge che prevede lo stanziamento di 153 milioni di euro per il 2022 e di 21 milioni per il 2023, per rafforzare la partecipazione militare al dispositivo NATO già schierato nei paesi alleati dell’est e del mar Baltico. A queste risorse si aggiungono 12 milioni di euro per la cessione, a titolo gratuito, di mezzi ed equipaggiamento militare non letali di protezione alle autorità governative dell’Ucraina.
Nel dettaglio, la consistenza massima per lo svolgimento delle missioni finanziate è di 1.970 unità.
È stata, inoltre, innalzata la prontezza delle unità di rinforzo nella misura di 2.000 unità, nel caso si debba ulteriormente rafforzare il dispositivo su richiesta della NATO, o assicurare la rotazione delle forze.