Bruxelles – La rivoluzione verde dell’UE rischia di restare in ostaggio della Cina e dei limiti europei. La Commissione europea mette in guardia: sul solare, i pannelli fotovoltaici di cui ha bisogno l’Unione per rispondere alla sfida della transizione sostenibile e la neutralità climatica al 2050 sono troppo legati a Pechino, e occorre porre rimedio. Il secondo rapporto approfondito sulle dipende strategiche contiene indicazioni per tutti i governi, chiamati ad agire insieme per evitare di ripetere con Pechino quanto accaduto con Mosca per il gas.
Dando uno sguardo al mercato delle energie da fonti rinnovabili, se nell’eolico l‘industria dell’UE “ha una posizione di forza, con solide capacità di produzione, quote di produzione solide e una bilancia commerciale positiva”, su fronte del solare fotovoltaico il mercato unico “dipende maggiormente dalle catene di approvvigionamento e valore internazionali”. Questo perché investimenti e conseguente crescita nel settore ha registrato ritardi rispetto alla concorrenza asiatica. “Il mercato globale del solare fotovoltaico, precedentemente dominato dall’Europa, nell’ultimo decennio si è rapidamente trasformato in un mercato dominato da società asiatiche, in particolare la Cina“.
Alla luce di questa situazione, la maggior parte delle importazioni dell’UE proviene da meno di tre paesi non UE, con la Cina che rappresenta il 63 per cento delle importazioni dell’UE nel 2019. Seguono la Malesia e la Corea del Sud, che rappresentano rispettivamente il 9 per cento e il 6 per cento delle importazioni dell’UE. Una situazione che rischia di diventare insostenibile. “L’elevata dipendenza dalle importazioni, in particolare da un singolo paese, crea rischi di interruzione dell’approvvigionamento nella diffusione dei fotovoltaici nell’UE”.
L’UE rischia in sostanza di non avere il controlla su parte della sua politica green. La Commissione UE vede una “situazione instabile”. La dipendenza di un solo Paese, con cui nella fattispecie l’UE ha relazioni non certo idilliache e né affidabili, porta con sé la possibilità di avvenimenti che possono “ostacolare gravemente, ritardare o, nel peggiore dei casi, fermare del tutto l’importazione e il successivo necessario dispiegamento di tecnologie solari nell’UE”.
L’uscita dall’angolo in cui l’Europa si trova passa per politiche mirate e convinte. “E’ importante che l’UE affronti le sue dipendenze strategiche nel settore del solare fotovoltaico”. Come? I servizi dell’esecutivo comunitario hanno consiglio utili. Si tratterà di intervenire “in particolare nei segmenti manifatturieri della catena del valore del fotovoltaico, rafforzando al contempo i suoi punti di forza continuando a investire nelle tecnologie fotovoltaiche di prossima generazione”. Così da non restare in ostaggio della Cina e mettere al sicuro l’Unione e la sua rivoluzione verde.