Bruxelles – Adattamento a freddo o caldo sempre più rispettoso dell’ambiente. Continua a crescere la quota di energie pulite usate per riscaldamento e raffreddamento di case e uffici nell’UE. Nel 2020 le fonti rinnovabili – solare termico, energia geotermica, calore ambientale catturato dalle pompe di calore, biocombustibili solidi, liquidi e gassosi, e la parte rinnovabile dei rifiuti – hanno rappresentato il 23 per cento dell’energia totale utilizzata per climatizzatori e caloriferi, un dato in aumento rispetto al 2019 (22 per cento) e rispetto ai valori del 2004 (12 per cento). Gli sviluppi nel settore industriale, dei servizi e delle famiglie (compresa l’elettrificazione del riscaldamento mediante pompe di calore) hanno contribuito alla crescita delle energie rinnovabili nel riscaldamento e nel raffreddamento, rileva Eurostat nel pubblicare i dati.
La situazione mostrata dall’Istituto di statistica europeo mostra i ritardi di Italia e Germania, sotto la media generale. In Italia comunque la situazione migliora, con un dato in aumento dal 2018 che ha visto passare la climatizzazione sostenibile dal 19,2 per cento al 19,9 per cento. Praticamente un’abitazione su cinque viene adattata alle esigenze di temperatura senza arrecare danno all’ambiente. Anche per la Germania il dato è miglioramento, ma la situazione di ritardo fa fatica ad essere colmata.
Guardando alle performance sostenibili, si nota un divario nord-sud. Tra gli Stati membri sono i nordici ad avere una maggiore cultura e un maggior sistema sostenibile. Spicca la Svezia con due terzi (66 per cento) dell’energia utilizzata per il riscaldamento e il raffreddamento nel 2020 proveniente da fonti rinnovabili (principalmente biomasse e pompe di calore). Estonia e Finlandia (entrambe al 58 per cento), Lettonia (57 per cento), Danimarca (51 per cento e Lituania (5 0per cento) hanno seguito l’esempio, con oltre la metà dell’energia utilizzata per tali scopi proveniente da fonti rinnovabili.