Bruxelles – Cinquantanove megajouls di energia prodotta da fusione nucleare per ben cinque secondi. I fisici e gli ingegneri di EUROfusion, grande consorzio europeo co-finanziato dalla Commissione Europea, hanno annunciato ieri (9 febbraio) di aver raggiunto un importante nuovo record di energia prodotta da fusione nucleare di 59 megajoules dal più grande impianto sperimentale attivo in Europa, il JET (Joint European Torus), situato a Culham (Regno Unito), doppiando il record che lo stesso JET aveva fatto nel 1997 di 21,7 megajoules di energia prodotta da fusione.
L’obiettivo del progetto, nato nel 1978 come il più grande reattore di fusione sperimentale in Europa, è di garantire energia sicura, sostenibile e a bassa emissione di CO2 imitando il processo che alimenta le grandi stelle, come il sole. In sostanza, la ricerca sulla fusione cerca di copiare il processo che alimenta il sole per una nuova fonte su larga scala di energia a basse emissioni di carbonio qui sulla terra. Il consorzio EUROfusion lavora per testare i progressi nella fusione e preparare in modo ottimale l’avvio di un nuovo progetto su scala internazionale di ricerca sulla fusione nucleare, chiamato ITER, attualmente in fase di sperimentazione a Cadarache, nel sud della Francia, che viene sostenuto da sette partner internazionali (Cina, Unione Europea, India, Giappone, Corea del Sud, Russia e Stati Uniti), che mira a dimostrare la fattibilità tecnica e scientifica dell’energia da fusione.
“Un continuo impulso di fusione deuterio-trizio a questo livello di potenza – quasi su scala industriale – fornisce una clamorosa conferma a tutti coloro che sono coinvolti nella ricerca della fusione globale”, scrive in una nota Bernard Bigot, Direttore Generale di ITER, per il quale i “risultati del JET sono un forte fattore di fiducia nel fatto che siamo sulla strada giusta mentre avanziamo verso la dimostrazione della piena potenza di fusione”. La fusione può garantire una fonte di elettricità pulita intrinsecamente sicura e quasi illimitata a lungo termine, riunendo atomi di elementi leggeri come l’idrogeno ad alte temperature per formare elio e rilasciare un’enorme energia sotto forma di calore, che può quindi essere convertito in elettricità.
L’annuncio di ieri si iscrive a pieno nel dibattito in corso in Europa sulla ricerca di soluzioni per renderla meno dipendente dai combustibili fossili attraverso la decarbonizzazione della produzione di energia e la necessità di continuare la ricerca. “La ricerca nella fusione nucleare è qualcosa che sosteniamo e in cui stiamo investendo”, ha detto un portavoce della Commissione Europea durante il quotidiano briefing con la stampa di oggi. “Può aiutarci con la produzione di energia pulita”. Al consorzio europeo partecipano 4.800 tra esperti, studenti e personale in staff da tutta Europa, con una forte presenza di ricercatori italiani con ENEA, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, che ne coordina le attività.