Bruxelles – Il 75 per cento dei cittadini italiani avrà l’identità digitale entro il 2026, parola di Vittorio Colao, ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale. Intervenuto in videoconferenza all’evento Masters of Digital 2022 organizzato da DigitalEurope (l’organizzazione europea che rappresenta l’industria della tecnologia digitale), il ministro italiano ha fatto un punto sulle prospettive della digitalizzazione dell’amministrazione pubblica, anche grazie al supporto dei 50 miliardi di fondi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) per la transizione digitale del Paese.
Lo stato dell’arte dice che “l’adozione dell’identità digitale ha conosciuto una forte accelerazione nell’ultimo anno e ora si attesta al 43 per cento“, ha spiegato Colao. L’obiettivo di coprire almeno tre quarti della popolazione italiana con lo SPID si allinea perfettamente alle prospettive di un’identità digitale europea, un portafoglio digitale per cittadini e imprese dell’UE che permetterà di accedere a servizi pubblici e privati online. Per i 26 milioni di cittadini a cui è già stato rilasciato lo SPID “è possibile gestire digitalmente tutte le pratiche con l’amministrazione pubblica, attraverso un portale dedicato che dà accesso al registro digitale nazionale ultimato a gennaio”.
Tuttavia, in un Paese significativamente in ritardo in termini di capitale umano (come rilevato dall’indice dell’economia e della società digitali del 2021), “tutto questo richiede un rafforzamento delle competenze digitali di base, attraverso programmi per i cittadini e a tutti i livelli scolastici”, ha messo in chiaro il ministro. A questo si aggiungono gli sforzi per la connettività del settore pubblico: “Entro il 2026 dovrà essere digitalizzato l’80 per cento dell’amministrazione pubblica“, ha aggiunto Colao. Il coordinamento sarà affidato a ministeri e dipartimenti statali “attraverso la piattaforma PA digitale 2026“, mentre l’attuazione in loco delle politiche digitali dovrà basarsi su “conoscenze, pratiche e capacità di colmare il divario digitale da parte delle amministrazioni locali”.