Bruxelles – Dopo tanti rinvii, adesso è ufficiale. La Commissione europea svelerà domani (2 febbraio) la sua proposta su come etichettare gas ed energia nucleare tra gli investimenti verdi nell’UE, non discostandosi molto dalla bozza di atto delegato trasmessa agli Stati nella notte di capodanno. La conferma è arrivata oggi nel punto quotidiano con la stampa dei portavoce dell’Esecutivo. “Domani il collegio esaminerà il regolamento delegato della Commissione sulla tassonomia”, ha detto il portavoce capo Eric Mamer, confermando le tempistiche anticipate dalla commissaria europea per i mercati finanziari Mairead McGuinness qualche giorno fa.
Proprio la commissaria irlandese aveva fatto sapere che non ci saranno significativi stravolgimenti rispetto alla proposta fatta circolare. Le nuove regole arriveranno con circa un anno di ritardo sulla tabella di marcia iniziale e, al netto del via libera di Parlamento e Consiglio, saranno in vigore dal 2023. Neanche sono state ufficializzate e già hanno attirato una lunga fila di posizioni contrarie (anche se per motivazioni diverse) da parte del Parlamento, degli Stati membri e di tutto il mondo ecologista che gravita intorno a Bruxelles. Critiche che non sono mancate all’interno della stessa Commissione Europea e nella piattaforma che ha il compito di consigliare l’esecutivo nelle sue scelte di finanza sostenibile.
La tassonomia ‘verde’ è un sistema di classificazione delle attività economiche sostenibili con cui Bruxelles punta a mobilitare forti somme di capitali (soprattutto privati) a favore della transizione ecologica. Un primo atto delegato è stato pubblicato ad aprile ed è entrato in vigore dal 2022, coprendo 13 settori e attività, tra energia rinnovabile, silvicoltura passando per la ristrutturazione degli edifici e i trasporti. Ad aprile l’esecutivo ha rimandato la decisione su a che termini e condizioni etichettare anche il gas e il nucleare come fonti utili alla transizione ecologica.
Una volta pubblicato questo regolamento complementare, il testo sarà inviato ai co-legislatori per l’approvazione finale. Parlamento e Consiglio avranno quattro mesi per esaminare il documento ed eventualmente opporsi, con la possibilità di chiedere un periodo extra di due mesi per valutare il testo. Gli Stati potranno opporsi a maggioranza qualificata rafforzata inversa, che significa almeno 20 Stati membri che rappresentino il 65 per cento della popolazione dell’UE, mentre il Parlamento europeo a maggioranza semplice (ossia almeno 353 deputati in seduta plenaria).
Viste le condizioni, è molto più facile che l’atto sia bocciato dall’Eurocamera più che dagli Stati membri, dove esiste una opposizione sia per il gas sia per il nucleare ma non così numerosa. Nel Parlamento il testo dovrà passare per le commissioni competenti per i problemi economici e monetari (ECON) e dell’ambiente (ENVI), prima del passaggio in plenaria. Fonti parlamentari si aspettano una votazione già prima del termine di quattro mesi, possibilmente dopo 2 mesi, per arrivare a Strasburgo a marzo-aprile 2022.
Mentre la Commissione è alle prese con gli ultimi dettagli tecnici, Austria, Danimarca, Svezia e Paesi Bassi hanno esortato nuovamente oggi l’Esecutivo a non etichettare i progetti di energia a gas tra gli investimenti sostenibili, inviando a Bruxelles una lettera. “La mancanza di prove scientifiche per l’inclusione del gas fossile nella tassonomia dovrebbe portare a una riconsiderazione della proposta da parte della Commissione europea”, hanno affermato. Se la proposta svelata domani dovesse rimanere troppo simile alla bozza, Vienna, contraria anche all’inclusione di energia nucleare, insieme al Lussemburgo potrebbe procedere con un’azione legale contro l’Esecutivo europeo vista l’impossibilità di bocciare l’atto in seno al Consiglio.