Sono ben sei i Paesi che usciranno dalla procedura per disavanzi eccessivi: Austria, Belgio, Repubblica ceca, Danimarca, Slovacchia e Paesi Bassi. Sono le buone notizie contenute nelle raccomandazioni per i Paesi membri presentate dalla Commissione Ue. “L’economia europea ha fatto molta strada in un anno”, e “la ripresa sempre più consolidata si sta allargando a sempre più Paesi”, ha dichiarato il commissario agli Affari economici, Olli Rehn, nel complimentarsi con questi Paesi che “hanno riportato le finanze pubbliche a livelli sostenibili” con il rapporto deficit/Pil sotto il 3%. “Nel 2011 i Paesi sotto procedura di infrazione erano 24, al momento ne rimangono 17. Se il Consiglio adotterà le nostre raccomandazioni il numero scenderà a 11”, ha esultato Rehn.
Secondo l’analisi della Commissione, il notevole impegno in termini di politiche profuso a tutti i livelli da qualche anno a questa parte ha notevolmente consolidato le basi dell’economia dell’Unione ma nel 2014-2015 “la crescita rimarrà fragile e disomogenea”, per cui “bisogna mantenere lo slancio delle riforme”.
Secondo Presidente José Manuel Barroso “gli sforzi e i sacrifici compiuti in tutta Europa iniziano a dare i loro frutti”, la crescita “sta ripartendo e l’occupazione, il cui livello è ancora troppo basso, aumenterà a partire da quest’anno”. Ora per Barroso “la sfida principale per l’Ue è di natura politica: come fare per continuare a sostenere le riforme a mano a mano che la pressione della crisi si attenua?”. Di certo per l’Ue la strada è non abbandonare il consolidamento fiscale: “Non c’è contraddizione tra consolidamento e crescita”, ha affermato Barroso. “Il pareggio di bilancio è una precondizione indispensabile per la ripresa investimenti” che non ci saranno senza “un clima di fiducia” nei mercati. Il consolidamento di bilancio, ha aggiunto il Presidente, “non è fine a se stesso ma è uno strumento per raggiungere lo scopo della crescita e della creazione di posti di lavoro”.
Secondo l’analisi della Commissione in diversi Stati membri, tra cui Spagna, Portogallo, Italia e Francia, “sono state intraprese profonde riforme per migliorare la resilienza del mercato del lavoro”. La Francia in particolare, come l’Italia, deve però abbassare la sua spesa pubblica per riportare i livelli di deficit e debito nei limiti imposti dalle regole comunitarie. “Le autorità francesi hanno annunciato prima di elezioni un pacchetto importante che secondo noi va nella misura giusta”, afferma Barroso che dice di pensare che “sia ancora possibile rispettare gli impegni assunti dalla Francia se le misure verranno adottate”. Una apertura di credito che evita di mettere il dito nella piaga e soprattutto evita di chiedere maggiore rigore nei confronti del Paese in cui il successo della Le Pen ha evidenziato un euroscetticismo montante.