Bruxelles – Tanta sostenibilità, ma pure tanta pandemia nelle scelte che hanno guidato la Banca europea per gli investimenti (BEI) nel 2021. La necessità di partire da subito con la rivoluzione green e mettere in sicurezza il mercato unico ha inciso nelle scelte del gruppo, che si è dato da fare come non mai. L’attività si chiude con 95 miliardi di euro, cifra che segna “un aumento record” di finanziamenti. Per combattere l’avanzata del Coronavirus e accelerare la trasformazione che l’UE ha scelto per sé, quella verde e digitale, la BEI ma messo sul piatto 18 miliardi in più rispetto al 2020, per un aumento delle risorse pari al 23 per cento.
Nello specifico la BEI ha fornito ha messo a disposizione questi 95 miliardi sotto forma di prestiti (65 miliardi) e garanzie e capitale azionario (30 miliardi). Quasi la metà delle risorse messe a disposizione (45 miliardi) è stata usata per sostenere oltre 430mila piccole e medie imprese, e mettere in sicurezza 4,5 milioni di posti di lavoro solo qui. Quasi un terzo delle risorse (circa 27,6 miliardi di euro) è stato canalizzato sulla trasformazione verde delle economie dell’UE (con una parte degli investimenti green, pari a 13,8 miliardi, mirati per enti locali e territori), mentre 20,7 miliardi sono stati concentrati ad azioni a sostegno di innovazione, digitale e capitale umano. Alla fine di tutta l’attività senza precedenti un terzo delle azioni finanziate (33,2 miliardi) sono legate alla risposta alla pandemia.
“Abbiamo dimostrato come combattere la pandemia, finanziare la ripresa e investire nell’Azione per il clima siano traguardi interdipendenti, ciascuno sorregge l’altro”, spiega il presidente della BEI, Werner Hoyer, nel presentare il rendiconto delle attività svolte nel 2021. Per l’anno in corso l’agenda non cambierà. “Continueremo a lottare contro il COVID e i cambiamenti climatici“.
Risultati consolidati non ve ne sono, ma stime nel ritorno di questa spesa senza precedenti si iniziano a fare. La BEI si aspetta, grazie al solo intervento del 2021, di dotare il territorio dell’UE di nuova capacità di produzione elettrica per 11.400 MegaWatt, quasi interamente da fonti rinnovabili (99,7 per cento), di rendere l’abitazione efficiente da un punto di vista energetico per 163mila famiglie, di garantire un nuovo e migliore sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti per 12 milioni di persone, e di dare a 170mila studenti posti di apprendimento migliore e più all’avanguardia.
L’Italia si conferma tra i principali beneficiare. Nel 2021 lo Stivale risulta il secondo Stato membro per sostegno finanziario via BEI. Lecito attendersi dal Paese un uso efficiente delle risorse. Un invito generale ma che data la mole di risorse vale anche per Roma, è investire nel digitale, dove peraltro il sistema Paese risulta indietro. Attualmente nel territorio dell’UE il 33 per cento dei lavori associati alle imprese “non sta facendo nulla in ambito digitale”. Qualcosa su cui intervenire, perché si rischiano ricadute in termini di buste paga più leggere e meno creazione di posti di lavoro.
Se c’è un dato che emerge, è che la digitalizzazione delle imprese quale risposta alla pandemia e alle ricadute economiche sociali ha riguardato meno della metà delle aziende, appena il 46 per cento del totale. Quindi la quota parte dei 95 miliardi di euro dedicati all’innovazione vanno spesi tenendo conto di questi dati.