Roma – 125 voti per Sergio Mattarella, 52 a Pierferdinando Casini. I segnali della terza giornata di votazioni per l’elezione del presidente della Repubblica che si conclude con l’ennesima fumata nera arrivano da qui e spetterà ai leader se seguire le indicazioni. Il terzo avviso arriva dallo smarcamento di Fratelli d’Italia che prima non vota e poi rifiuta lasciare la scheda bianca indicando il candidato di bandiera Guido Crosetto che raccoglie 114 preferenze. In questo caso il messaggio è all’alleato Salvini che suona più meno così: “A dare le carte non sei da solo”.
Seppure le schede bianche diminuiscono (oggi 412 su 978 grandi elettori votanti), la giornata è ancora molto lunga e le premesse per una soluzione in tempi brevi non sono incoraggianti. La proposta del segretario Enrico Letta di andare a un conclave con tutti dentro per una scelta super partes non trova entusiasmi, segno che nessuno si fida di nessuno, offrendo la sensazione che si vada verso lo show down di rispettive prove di forza. Il più tentato all’azzardo è Salvini, che dopo aver varato la rosa di nomi ufficiali, oggi ha fatto capire che la vera candidata nascosta è Elisabetta Casellati, su cui puntare alla quarta votazione con il quorum più basso.
Tra i capannelli del transatlantico le quotazioni per la presidente del Senato non sono esaltanti ma ciò basta per far scattare l’allarme al PD che già da ieri è sul chi vive per le mosse dei parlamentari Cinquestelle e con l’asse con Conte per nulla solido. Qualsiasi cosa accada, l’avvertimento lanciato da Letta a Salvini è che la maggioranza andrebbe in frantumi un minuto dopo.
Il problema resta sempre lo stesso: un governo di mezzo, quello che Draghi lascerebbe anche nel caso in cui alla fine riuscisse a traslocare al Quirinale. Un nuovo esecutivo non sarebbe facile da rimettere in piedi ma ora i giochi sono nuovamente a zero anche perché il centrodestra con il mazziere Salvini ha finora bruciato cinque nomi. I candidati che restano in campo non sono i suoi preferiti, Draghi, Casini o l’ultima speranza Mattarella: arrivarci con il quorum abbassato a 505, ovvero la maggioranza assoluta dei grandi elettori non è il massimo della forza negoziale.