Bruxelles – Le regole dell’Unione europea in materia di produzione ma soprattutto smaltimento dei rifiuti derivanti la produzione di pannelli solari fotovoltaici, vanno riviste. Nell’adottare le nuove disposizioni contenute nella direttiva del 2012 sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), la Commissione ha creato incertezze per il mercato e i suoi operatori. In particolare, rileva la Corte di giustizia dell’UE, i produttori dei pannelli fotovoltaici “non erano in grado di prevedere”, al momento della progettazione dei pannelli, che successivamente sarebbero stati tenuti a garantire il finanziamento dei costi relativi alla gestione dei rifiuti originati da tali pannelli. Per questo motivo l’organismo di giustizia di Lussemburgo invalida parzialmente il provvedimento.
La Corte di giustizia dell’UE dichiara “invalido”, quindi, l’articolo 13, comma 1, della direttiva relativa ai RAEE nella parte in cui esso impone ai produttori, e non agli utilizzatori, di finanziare i costi relativi alla gestione dei rifiuti originati da pannelli fotovoltaici immessi sul mercato tra il 13 agosto 2005 e il 13 agosto 2012.
E’ vero, sottolinea l’alta Corta, che la direttiva dell’UE in vigore prima di quella sui RAEE lasciava
agli Stati membri la scelta di far sopportare i costi della gestione dei rifiuti provenienti da pannelli
fotovoltaici o dal detentore attuale o anteriore dei rifiuti oppure dal produttore o dal distributore dei
pannelli. Ma, rilevano i giudici di Lussemburgo, negli Stati membri che avevano deciso di porre tali costi a carico degli utilizzatori dei pannelli fotovoltaici e non già dei produttori di questi ultimi, la direttiva sui RAEE “ha avuto un’incidenza su situazioni già acquisite prima della sua entrata in vigore”.
In altri termini, la nuova normativa sui RAEE “non può essere considerata conforme al principio di irretroattività”. Da qui l’intervento della Corte, che invalida parzialmente la direttiva. Ora la stessa dovrà essere modificata alla luce della sentenza prodotta.