Bruxelles – I Ventisette dovrebbero essere pronti a procedere con una quarta dose di vaccino anti COVID, quando (e se) i dati dimostreranno che è necessaria per combattere il coronavirus. Gli Stati membri sono stati così incalzati oggi (21 gennaio) dalla commissaria europea alla Salute, Stella Kyriakides, in una riunione informale dei ministri della salute convocata in tutta fretta dalla presidenza francese per far fronte alla nuova impennata di casi da variante Omicron. “La preparazione è fondamentale, lo sappiamo dopo due anni. Se vediamo dati conclusivi sulla necessità di una quarta dose, dobbiamo essere pronti ad agire”, ha affermato Kyriakides.
Sul tavolo virtuale dei ministri c’era il coordinamento e soprattutto la questione della quarta dose vaccinale, su cui proprio in settimana si è pronunciata anche l’Agenzia europea dei medicinali (EMA) spiegando di non avere ancora prove sulla necessità di somministrarla per la popolazione generale ma che “sarebbe ragionevole iniziare già da ora per le persone con un sistema immunitario fortemente compromesso”, ha detto il capo della strategia vaccinale Marco Cavaleri.
Come per la terza dose, l’EMA si mostra molto cauta anche su un eventuale via libera alla quarta, convinta che una strategia vaccinale fatta di richiami a distanza di poco tempo (3-4 mesi) non sia sostenibile a lungo termine, perché si mette a rischio la risposta del sistema immunitario al virus. La Commissione Europea ha una visione (politica) diversa, e vede la necessità di una accelerazione: alcuni Paesi extra UE, Israele e Cile, hanno iniziato con le campagne per il quarto richiamo e anche in Unione Europea se ne parla già, con Ungheria, Danimarca e Svezia che hanno annunciato il lancio della loro quarta campagna.
“Come sempre, la consulenza scientifica e un approccio basato sull’evidenza dovrebbero essere il nostro punto di partenza”, mette in chiaro la commissaria europea, come a voler precisare che gli Stati farebbero meglio ad aspettare il via libera dell’EMA o almeno delle agenzie nazionali. I ministri hanno discusso anche di vaccini anti COVID adattati alla variante Omicron a cui le case farmaceutiche stanno lavorando e su cui la Commissione ha esortato i governi “a essere pronti a prendere decisioni rapide e a effettuare ordini se le aziende ci informano che hanno un vaccino adattato”.
I vaccini adattati potrebbero essere pronti già a marzo, ma tra le autorità di regolamentazione dei farmaci a livello internazionale è in corso una discussione sulla strategia vaccinale più funzionale per un virus che continua a replicarsi in nuove varianti. In sostanza, si ragiona in termini di vaccini polivalenti – che potrebbero proteggere da più varianti – e non più monovalenti (come quelli attualmente autorizzati), per dar vita dopo due anni di pandemia a una strategia più strutturata e di lungo termine, flessibile per poter affrontare anche l’insorgere di nuove varianti. Ne ha parlato Cavaleri e lo ha confermato anche oggi Kyriakides: “È chiaro che deve essere data la priorità a una nuova generazione di vaccini che siano efficaci contro diverse varianti e che proteggano idealmente dalle infezioni”, ha detto la commissaria ai ministri. Anche se per ora non è chiaro quanto tempo potrebbero impiegare le farmaceutiche per svilupparli.