Bruxelles – All’Unione Europea serviranno almeno 500 miliardi di euro fino al 2050 per lo sviluppo di energia nucleare di cosiddetta nuova generazione, come i piccoli reattori modulari per la produzione di calore ed elettricità. E’ quanto stima il commissario europeo per il Mercato interno e i Servizi, Thierry Breton, che nel fine settimana ha rilasciato una intervista al settimanale francese “Le Journal du Dimache” difendendo la scelta della Commissione di includere alcune forme di investimenti al gas naturale e al nucleare nella tassonomia europea.
Il commissario francese ribadisce che il nucleare “sarà uno dei vettori della transizione energetica” e, come tale, “non può essere esclusa dal sistema” europeo di classificazione delle attività economiche sostenibili. La tassonomia definisce le aree di investimento che possono beneficiare di una etichetta ‘verde’, che ne provi la sostenibilità o almeno l’utilità ai fini della transizione, e dunque servirà a dare accesso a queste attività ai capitali necessari a condizioni più favorevoli. “Per raggiungere la neutralità carbonica, è davvero necessario fare un salto di qualità nella produzione di elettricità carbon free in Europa, sapendo che la domanda di elettricità stessa raddoppierà in trent’anni! Ciò implica ingenti investimenti per aumentare le capacità di produzione di energie carbon free“, come il nucleare e rinnovabili.
Breton parla di una vera rivoluzione industriale “senza precedenti”. Per le centrali nucleari esistenti serviranno “50 miliardi di euro di investimenti entro il 2030, 500 miliardi saranno necessari entro il 2050 per la nuova generazione” di centrali e reattori. Quanto alle rinnovabili, dove la strada da percorrere per l’UE è ancora lunga, il commissario stima che sarà necessario mobilitare 65 miliardi di euro di investimenti all’anno, con 45 miliardi all’anno per costruire nuove infrastrutture di rete.
La bozza trasmessa agli Stati prevede tre livelli di impiego per il nucleare. Per l’estensione della maggior parte dei 103 reattori attualmente in funzione in Europa, gli Stati membri potranno fare richiesta fino al 2040. I nuovi impianti – i cosiddetti reattori di “terza generazione” ad acqua pressurizzata (EPR) – dovranno ricevere l’autorizzazione alla costruzione non oltre 2045. Breton precisa che “sarà possibile costruirli dopo questa data, a condizione che le domande di permesso siano state accettate prima del 2045”. Ma Bruxelles guarda oltre e punta alla quarta generazione, come auspicato anche dal ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani. “Apparirà una nuova generazione di piccoli reattori modulari (SMR), che saranno coperti dalla tassonomia”, spiega il commissario.