Bruxelles – È la Polonia il secondo Paese UE a essere accusato di aver utilizzato lo spyware israeliano Pegasus per spiare e intercettare oppositori politici e attivisti. Dopo lo scandalo che ha travolto l’Ungheria di Viktor Orbán, nel mirino delle verifiche della Commissione Europea potrebbe finire anche il governo di Mateusz Morawiecki. Secondo quanto riporta Gazeta Wyborcza, il più importante quotidiano polacco, l’Ufficio centrale anticorruzione (CBA) avrebbe fatto uso dello spyware Pegasus per hackerare alcuni membri dell’opposizione in Polonia.
Per acquistare il software incriminato, il governo Morawiecki avrebbe speso 5,4 milioni di euro del Fondo per la giustizia, lo strumento che raccoglie i soldi delle ammende irrogate dai tribunali polacchi e destinato al sostegno delle vittime e alla prevenzione dei crimini. Varsavia avrebbe fatto un uso illegale dei fondi per l’acquisto del software israeliano, sfruttando però alcuni passaggi oscuri nel piano finanziario del Fondo, che hanno aperto la strada al finanziamento delle agenzie governative dal 2017.
Quello sviluppato dalla società informatica israeliana NSO Pegasus è uno spyware, ovvero uno strumento che sfrutta i difetti del software dello smartphone per raccogliere informazioni sulle attività online di un utente senza il suo consenso (conversazioni, e-mail, messaggi, foto, video), trasformando il dispositivo in un registratore per sorvegliare in tempo reale il contatto intercettato. L’uso interno da parte di governi autoritari in tutto il mondo è stato rivelato a metà luglio dello scorso anno da un’inchiesta internazionale della rete di giornalismo investigativo Forbidden Stories. Nonostante sia venduto solo per scopi di anti-terrorismo (e solo con il permesso del ministero della Difesa israeliano), Pegasus è stato utilizzato per hackerare gli smartphone di oltre 50 mila numeri di telefono in 50 Paesi dal 2016.
Lo scandalo sull’uso dello spyware Pegasus in Polonia è scoppiato invece a fine dicembre, quando il gruppo di ricerca Citizen Lab ha riferito che l’ex-vicepremier e avvocato dell’opposizione Roman Giertych e la procuratrice Ewa Wrzosek sono stati vittime di sorveglianza attraverso l’uso di questo strumento. L’ex-presidente del Consiglio UE e oggi presidente del partito Piattaforma Civica, Donald Tusk, ha parlato della “più grande crisi per la democrazia” nel Paese dalla fine del regime comunista, mentre i media nazionali definiscono lo scandalo come “il Watergate polacco”. Tusk ha anche chiesto l’apertura di un’inchiesta parlamentare sull’uso dello spyware Pegasus contro i membri del Sejm (il Parlamento nazionale), dopo che anche Krzysztof Brejza, membro del suo partito e coordinatore della campagna elettorale del 2019, è stato inserito nella lista delle persone hackerate.