Bruxelles – L’integrazione, quella vera, tangibile e visibile. In una parola: euro. La moneta unica compie 20 anni, che le istituzioni comunitarie celebrano come si richiede. I cinque presidenti – David Sassoli (Parlamento europeo), Charles Michel (Consiglio europeo), Ursula von der Leyen (Commissione UE), Christine Lagarde (BCE) e Paschal Donohoe (Eurogruppo) – sottolineano l’importanza di un cambiamento epocale.
Adottato nel 1999 come valuta virtuale, l’euro ha visto l’inizio del suo corso legale l’1 gennaio 2002 in dodici degli allora quindici Stati membri, tra cui l’Italia. Nel corso di questi anni l’adozione della moneta unica è stato l’obiettivo di altre capitali, che nell’adozione della moneta unica hanno visto la molla per il proprio percorso di integrazione, politica ed economica. Dopo il grande allargamento del 2004 la moneta unica ha visto la sua introduzione in Slovenia (2007), quindi a Cipro e Malta (2008), Slovacchia (2009), Estonia (2011), Lettonia (2014) e Lituania (2015). La Croazia vorrebbe entrare nell’eurozona entro il 2023.
“In questo anni l’euro è diventato un faro di stabilità e solidità“, enfatizza Lagarde. “L’euro è la realizzazione di una visione politico-storica, per un continente unito”, ricorda Sassoli. Mentre Michel, nel ribadire con forza come l’euro “è la nostra moneta”, non può fare a meno di ricordare “il simbolo concreto del successo” della storia dell’Europa dal dopoguerra ai giorni nostri. Fin qui, aggiunge Donohoe, la moneta unica ha mostrato e “dimostrato il suo coraggio”, coraggio certamente politico prima ancora che economico e finanziario. Per von der Leyen la portata dell’euro è chiara: “Costruisce ponti di cooperazione”, permettendo al mercato unico di “prosperare come mai prima”.
Dato il successo e la veste ‘datata’ dell’euro, la BCE ha in mente di tagliare il traguardo e scrivere una nuova pagina della moneta unica con nuove banconote, che vorrebbe per il 2024, in tempo – questo l’auspicio – per un’eurozona a 20 membri che includa anche la Croazia.