Un vertice senza decisioni da prendere, organizzato più che altro per rendere omaggio al premier cinese uscente Wen Jiabao. Oltretutto, come al solito, segreto, senza stampa. Oggi si svolgerà così, senza un vero perché, il quindicesimo summit tra Bruxelles e Pechino. “Non ci sono grandi decisioni da prendere – ammette un altissimo funzionario dell’Unione -, l’incontro servirà più che altro a consolidare le posizioni, visto che abbiamo una grande mutua interdipendenza”.
L’Unione europea sembra del tutto disarmata di fronte alla potente Cina, abbarbicata ad una realpolitik, un po’ suddita, con la quale si tenta di non disturbare l’importante partner e di ottenere tutti i vantaggi commerciali (e non solo) possibili. Una decina di giorni fa, non è un mistero, la cancelliera tedesca Angela Merkel è andata a Pechino per spiegare che stiamo facendo di tutto per salvare l’euro, che la nostra moneta è affidabile, e che, dunque, i cinesi possono investire tranquillamente nei nostri titoli pubblici. Abbiamo bisogno di loro, e non ne facciamo mistero. “Questo summit – spiega la fonte diplomatica dell’Unione – è stato organizzato più che altro come saluto a Wen,. Prima che vada via, dopo dieci anni, per dimostrargli la nostra riconoscenza per come abbiamo lavorato bene insieme”. In fondo, ammettono a Bruxelles, “siamo la prima e la terza economia del mondo, abbiamo delle responsabilità”. E dunque si parlerà di innovazione, di investimenti, “cerchiamo di ottenere una reciprocità di accesso ai mercati”, dice un diplomatico. E si discuterà anche di immigrazione, “per cercare di regolare il fenomeno”.
Però “non è un segreto che abbiamo alcune difficoltà”, ammette il diplomatico, in particolare sul fronte dei diritti umani “che per noi sono molto importanti e sui quali vorremmo un dialogo sostanziale e ampio”, poi sul commercio, che da parte cinese è spesso “unfair”, sleale. Qualche problema c’è anche per le proteste sulla questione territoriale con il Giappone “che noi vorremmo fossero incanalate in un dialogo diplomatico, perché sappiamo come la popolazione può facilmente accendersi su questioni come questa”. Lo scontro con Tokyo allarma Bruxelles, “la situazione è volatile – spiega una fonte autorevole – è potenzialmente pericolosa e noi, francamente, siamo preoccupati”.
Ma per il commercio si è pronti a tutto. Da quando si sono stabilite le relazioni bilaterali, gli scambi bilaterali sono cresciuti dai 4 miliardi del 1978 ai 428 del 2011. Oggi l’Ue è il primo mercato per le esportazioni cinesi ed il secondo fornitore, dopo il Giappone. Per noi la Cina è il secondo partner commerciale, dopo gli Usa. Dal 2007 al 2011 la crescita annuale del commercio con Pechino è stata dell’8,9%, mentre con i resto del mondo è salita solo del 4,7%.
Un indubbio successo, nel nome della ragion di stato, che ha però lasciato da parte la questione dei diritti umani e della stessa dignità dei leader dell’Unione. Oggi non ci sarà nessuna conferenza stampa, ma solo una dichiarazione, senza domande, del presidente della Commissione José Manuel Barroso e di quello del Consiglio Ue Herman Van Rompuy. “Non è stato possibile organizzare una conferenza”, spiega il portavoce del Consiglio. I cinesi non hanno accettato un normale incontro aperto a tutta la stampa, perché tenevano la presenza di giornalisti cinesi dissidenti. Ogni anno è stata la stessa cosa, niente conferenza perché se i dissidenti vengono fatti entrare, come lo scorso anno, allora i dirigenti cinesi non scendono in sala stampa. L’unione europea ha deciso dunque di andare oltre, quest’anno, e si è scelto di cancellare anche la conferenza stampa di Barroso e Van Rompuy. Più realisti del re.
L.R.