Bruxelles – La Corte costituzionale nazionale vale meno del diritto europeo, almeno per quanto riguarda la prescrizione per frodi ai danni dell’Unione. Il diritto UE impedisce l’attuazione di sentenza delle Consulte nella misura in cui questa, combinata con le disposizioni nazionali in materia di prescrizione, crea un rischio sistemico di impunità. Proprio per questo il diritto comunitario prevede che i giudici nazionali abbiano il potere, senza correre il rischio di incorrere in responsabilità disciplinari, di ignorare una decisione di una corte costituzionale contraria a tale diritto.
La Corte di giustizia europea chiarisce che il primato del diritto comunitario interviene anche nell’istituto dell’estinzione di un diritto o dovere. Il dispositivo che permette di ignorare le direttive delle Corti costituzionali vale solo per gli atti che costituiscono “gravi reati di frode a danno degli interessi finanziari dell’Unione o di corruzione“. In questo modo l’UE si tutela. Il diritto di uno Stato membro può determinare l’impossibilità a procedere in casi riferiti a questioni domestiche, ma non può permettere lo steso per questioni che non sono limitatamente nazionali.
I giudici di Lussemburgo ricordano che tra gli obblighi degli Stati membri, come previsto dal Trattato sul funzionamento dell’UE, rientra anche la lotta contro qualsiasi attività illecita, compresi i reati di corruzione, che leda gli interessi finanziari dell’Unione mediante misure dissuasive ed efficaci. E’ per questo stesso motivo che l’Italia, in passato, è stata esortata a eliminare l’istituto della prescrizione per frodi fiscali gravi. Allora si stabilì l’incompatibilità delle prassi italiane con il diritto comunitario che permettevano ai grandi evasori dell’IVA di rimanere impuniti se riescono a protrarre i tempi del processo. In quel caso la prescrizione per frodi venne contestata perché lesiva degli obblighi previsti dal Trattato sul funzionamento dell’UE