Bruxelles – Obiettivo: spendere meglio. Quello europeo è un turismo senza strategia. In questi anni i progetti per il settore finanziati dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) hanno prodotto troppi risultati non all’altezza delle aspettative. Se tra questi erano sostenibili e hanno contribuito a promuovere l’attività turistica nella regione, altri hanno avuto solo un impatto limitato. Dalla Corte dei conti europei arriva un richiamo per tutti, Stati membri e ancor più Commissione UE.
A partire dal 2015, e fino all’insorgere della pandemia di COVID-19, la Commissione europea ha rivisto le priorità dell’UE in materia di turismo nel contesto di strategie politiche più ampie, “ma non le ha tradotte in
un piano d’azione concreto per sostenerne l’attuazione”, la critica dei revisori di Lussemburgo, secondo i quali “il sostegno dell’UE ha bisogno di un orientamento strategico”.
Negli ultimi 14 anni il turismo ha ricevuto oltre 10 miliardi di euro di investimenti diretti da risorse UE (6,4 miliardi di euro per il periodo 2007-2013, e circa 4,3 miliardi di euro per il periodo 2014-2021). Tanti soldi che, alla luce del loro utilizzo, rischiano anche di essere andati sprecati proprio per questo turismo senza strategia, corretta progettualità, sana gestione dei fondi che comunque non mancano.
Non tutte le storie sono di successo, e laddove questo non avviene è perché non ci sono mezzi di misurazione delle misure a sostegno di alberghi, villaggi vacanze e quant’altro. Durante il periodo 2014-2020 non si è fatto ricorso a indicatori di risultato comuni, e oltretutto “con gli indicatori di realizzazione non è possibile misurare il conseguimento di tutti risultati attesi dei progetti. Per questo motivo si raccomanda all’esecutivo comunitario di elaborare una nuova strategia dell’UE per il turismo nonché di esortare gli Stati membri ad adottare procedure di selezione degli investimenti nel settore del turismo finanziati a titolo del FESR per sostenere questo nuovo orientamento strategico.
Tanto più che occorre rilanciare il settore non soltanto dopo l’impatto del COVID, ma per gli obiettivi che l’UE si è data in materia di sostenibilità e di sviluppo tecnologico. “La pandemia di COVID-19 ha avuto un grave impatto sul settore del turismo dell’UE: le entrate e i flussi turistici hanno subito un brusco calo”, premette Pietro Russo, il membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione. “Ma questo shock immediato non è la sola sfida a cui deve confrontarsi il settore turistico dell’Unione. Ve ne sono altre, più a lungo termine, connesse alla sua trasformazione verde e digitale, competitività, sostenibilità e capacità di resistenza”.