Strasburgo – Si è sbloccata definitivamente la situazione al Parlamento UE sulla legge sui servizi digitali (DSA). Dopo i ritardi degli ultimi due mesi e con l’intesa di compromesso raggiunta solo la scorsa settimana, gli eurodeputati della commissione per il Mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO) hanno approvato il testo presentato dalla relatrice Christel Schaldemose (S&D) con 36 voti a favore, 7 contrari e 2 astensioni.
“Stiamo democraticamente reclamando il nostro ambiente online e la legge sui servizi digitali sta finalmente portando a una regolamentazione tecnologica nell’UE del ventunesimo secolo”, ha commentato in conferenza stampa la relatrice danese. Da momento in cui “i servizi di intermediazione modellano quasi tutti gli aspetti delle nostre vite”, la loro crescente influenza “non necessariamente va solo in una direzione positiva”. Così come aveva avvertito la whistleblower di Facebook Frances Haugen nella sua audizione al Parlamento UE, “gli algoritmi sfidano le nostre democrazie diffondendo odio e divisione e i giganti tecnologici sfidano la nostra parità di condizioni e la sicurezza dei prodotti”, ha spiegato Schaldemose. Per questo motivo “il DSA stabilirà come affrontare i contenuti illegali e la loro moderazione, grazie a un compromesso raggiunto con un’ampia maggioranza”, ha ribadito con forza la presidente della commissione IMCO, Anna Cavazzini (Verdi/ALE).
La posizione del Parlamento UE sulla proposta di legge sui servizi digitali sarà presentata alla sessione plenaria di gennaio (in programma tra il 17 e il 20). Se arriverà il via libera, i negoziatori dell’Eurocamera potranno iniziare a confrontarsi con quelli del Consiglio dell’UE su tutto il pacchetto di proposte della Commissione, compresa la legge sui mercati digitali discussa questa mattina in plenaria a Strasburgo (i ministri europei hanno già adottato la propria posizione su entrambe le proposte). “In questo caso farsi prendere dalla fretta può essere il fattore più rischioso, con la presidenza francese del Consiglio va trovato l’accordo più completo possibile”, ha avvertito Schaldemose.
Il contenuto della relazione
Il punto più caratterizzante della legge UE sui servizi digitali riguarda la rimozione dei contenuti illegali, attraverso un meccanismo di “notifica e azione” e garanzie sull’eliminazione dalla piattaforma online che li ospita. Saranno proprio le Big Tech a dover agire non appena ricevono l’avviso dalle autorità nazionali “senza ritardi ingiustificati, tenendo conto del tipo di contenuto che viene notificato e l’urgenza di agire”, ha specificato la relatrice. Nella posizione del Parlamento UE sono incluse forti garanzie per assicurare il trattamento non arbitrario o discriminatorio delle notifiche e il rispetto dei diritti fondamentali, come la libertà di espressione.
Sul fronte della prevenzione, la proposta di legge sui servizi digitali rivista dal Parlamento UE prevede disposizioni per aumentare la trasparenza delle piattaforme sul funzionamento degli algoritmi che regolano i sistemi di raccomandazione, vale a dire quelli che scelgono quali contenuti segnalare in automatico all’utente (video da guardare, prodotti da acquistare, notizie in cima al feed). Le Big Tech dovranno fornire almeno un sistema di raccomandazione che non sia basato sulla profilazione delle persone online, ma anche fare valutazioni obbligatorie del rischio e adottare misure di mitigazione, al fine di dissuadere la proliferazione di violenza e disinformazione online. “Stiamo aprendo questo vaso di Pandora, ma prevedendo uno sportello unico per aiutare gli utenti a entrare in contatto con le piattaforme”, ha spiegato l’eurodeputata danese.
Tra le altre azioni specifiche presenti nel testo adottato dalla commissione IMCO, le piattaforme online non potranno utilizzare i cosiddetti dark pattern, le interfaccia-utente appositamente create per indurre in modo fraudolento gli utenti ad agire in un determinato modo: per esempio, “non dovrà più comparire una casella verde per autorizzare il trattamento dei dati e una meno visibile per rifiutarlo”, ha spiegato la relatrice. Tutti gli utenti dovranno poi avere accesso alle informazioni sulla monetizzazione dei propri dati attraverso la pubblicità mirata (ribadendo però il contenuto della legge sui mercati digitali che impone il divieto nel caso dei dati personali dei minori). E ancora, gli eurodeputati hanno chiesto obblighi più stringenti per le piattaforme utilizzate prevalentemente per diffondere contenuti pornografici generati dagli utenti.
Un ultimo punto è legato alla cooperazione e il coordinamento tra la Commissione e gli Stati membri, attraverso un gruppo europeo di coordinatori dei servizi digitali. In aggiunta viene offerta la possibilità a utenti e organizzazioni che li rappresentano di poter chiedere un risarcimento per eventuali danni che derivano dal non rispetto degli obblighi imposti alle piattaforme digitali attraverso la legge UE sui servizi digitali: “È un incentivo in più per le Big Tech a fare opera di prevenzione”, ha concluso il suo intervento Schaldemose.