Per capire come stanno le cose in questo momento all’interno del Pse è indicativa la battuta che un funzionario italiano ha pronunciato al Parlamento di Bruxelles durante la notte elettorale: “Neanche il tempo di entrare nel partito e già ce lo siamo preso”. E in effetti grazie al boom di voti ricevuti in questa tornata elettorale il Pd è diventato l’azionista di maggioranza dei Socialisti europei. Con i suoi 31 deputati (a cui se ne aggiunge uno dello Svp) i democratici hanno superato la Spd tedesca del leader europeo Martin Schulz che si ferma a 27 eletti. In Francia la batosta presa da Hollande gli ha fatto guadagnare solo 13 seggi, in Spagna il Psoe non fa molto meglio arrivando a 14. Ma non solo, il Pd è in assoluto il primo partito del nuovo emiciclo di Bruxelles: la Cdu di Angela Merkel ha 29 deputati, pur alleati nel Ppe con i 5 della Csu bavarese. E questo nella futura composizione del Parlamento e della Commissione europea avrà sicuramente un grosso peso. Il vicepresidente del Parlamento, Gianni Pittella, è in pole position per la carica di leader del gruppo e non è detto che non possa aspirare a questo punto anche alla presidenza stessa dell’Aula, che secondo un patto tra Ppe. Pse e liberali fino ad oggi è stata presieduta per metà legislatura da un popolare e per l’altra metà da un socialista. E quel socialista potrebbe essere proprio lui.
E seppure Renzi abbia detto che quello che interessa all’Italia non è un commissario specifico ma che le venga concessa la possibilità di fare investimenti fuori dal conteggio del deficit, da una commissione che condivida un progetto per un’Europa diversa, adesso il nostro Paese può sicuramente alzare il tiro. La prossima Commissione sarà senza dubbio il frutto di un accordo tra popolari, socialisti e liberali e ad ognuno spetterà quindi qualcosa. È chiaro che una vicepresidenza dell’esecutivo è ormai praticamente certa ma anche un portafoglio “pesante”, forse addirittura quello all’Economia che fu dell’ultra rigorista Olli Rehn, potrebbe essere affidato a un socialista. E in quel caso perché non a un italiano? La partita è appena iniziata e, come ha spiegato il sottosegretario Sandro Gozi, “dobbiamo portare l’italia al centro delle grandi decisioni politiche”.