Bruxelles – Task force dell’UE per la salute, cooperazione rafforzata con le autorità sanitarie internazionali (come l’OMS) e monitoraggio della risposta alle crisi sanitarie degli Stati membri, con possibilità di inviare loro raccomandazioni scientifiche per migliorarla. Questi i pilastri principali dell’accordo politico tra Parlamento e Consiglio per rafforzare il mandato del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), raggiunto la notte scorsa (tra il 29 e 30 novembre) come parte della costruzione dell’Unione Europea della Salute.
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Sulla base di questo compromesso, il nuovo ECDC si occuperà anche di armonizzare e gestire la raccolta dei dati sanitari a livello europeo e dovrà migliorare il coordinamento con le organizzazioni internazionali nel campo della salute pubblica, in particolare l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS). Sarà istituita una task force sanitaria dell’UE composta da esperti per assistere nella pianificazione della preparazione e della risposta degli Stati membri, potrà identificare le lacune delle strategie nazionali di risposta alle crisi e fornirgli raccomandazioni su base scientifica.
Focus anche sul monitoraggio della diffusione della vaccinazione contro le principali malattie trasmissibili in tutta l’UE, tenendo conto delle specificità dei programmi di vaccinazione nazionali e regionali, e potrà intervenire contro la disinformazione sulla vaccinazione e le cause dell’esitazione al vaccino. Rispetto alla posizione di partenza dell’Europarlamento, nell’accordo finale sono venuti meno alcuni elementi che avrebbero reso la trasformazione del Centro ancora più di impatto: l’estensione del mandato alle principali malattie non trasmissibili (cardiovascolari, cancro, diabete e malattie mentali) e la possibilità di chiedere agli Stati di preparare piani nazionali di risposta alle crisi.
ECDC e gli altri pilastri dell’Unione della Salute
Il mandato rafforzato dell’ECDC è il secondo pilastro della nuova Unione della Salute, un piano presentato a novembre di un anno fa dalla Commissione europea con l’obiettivo di creare un sistema comune di risposta alle crisi sanitarie. Conta tre novità legislative importanti: il rafforzamento del mandato dell’EMA approvato lo scorso 28 ottobre, quello dell’ECDC di Stoccolma per conferirgli più margine di manovra per raccogliere dati da parte degli Stati ed emettere raccomandazioni e una nuova proposta di legge per far fronte in maniera unitaria alle minacce sanitarie transfrontaliere. Questi tre pilastri sono suggellati dalla nascita della nuova HERA, l’Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie.
Le Istituzioni di Bruxelles sono alla ricerca di accordo entro fine 2021 sul piano completo, con l’obiettivo di creare un sistema comune di risposta alle crisi più efficiente di quanto non si sia sperimentato all’inizio della pandemia in corso. La Commissione, in sostanza, chiede più potere agli Stati per fronteggiare le emergenze sanitarie, dopo che la pandemia da Coronavirus ha evidenziato le carenze di un sistema europeo che non attribuisce all’UE competenze specifiche in materia ma le lascia alle divisioni degli Stati. “Mentre un’altra ondata ci sta colpendo duramente, dobbiamo guardare avanti e pianificare il futuro”, commenta Janez Poklukar, ministro della sanità sloveno in qualità di presidente di turno dell’UE. “Questa pandemia ha dimostrato che abbiamo bisogno di una migliore comprensione delle minacce sanitarie transfrontaliere, di piani d’azione aggiornati e di un maggiore coordinamento. Un mandato più forte per l’ECDC è un altro passo in questa direzione”. L’accordo politico va approvato separatamente dal Parlamento e dal Consiglio per poter essere in vigore.