“I cinesi usano due tratti di pennello per scrivere la parola ‘crisi’. Uno sta per pericolo, l’altro per opportunità. In caso di crisi, bisogna essere coscienti del pericolo, ma riconoscerne l’opportunità”. E’ citando le parole di John Fitzgerald Kennedy che Pierre Vimont, Segretario generale dell’EEAS, il Servizio europeo per l’azione esterna, ha commentato una giornata di studio dedicata al tema della sicurezza. Per Vimont l’Europa non è uno degli Stati membri, ma deve essere davvero l’entità che li raccoglie tutti. Se troppo tempo è stato perso nel cercare di mettere d’accordo teste diverse, oggi – secondo Vimont – l’Ue deve diventare un attore politico e non aspettare che in Siria o in Ucraina continuino a morire persone.
Durante il convegno sono state presentate due pubblicazioni con contenuti e approcci diversi che però hanno in comune l’obiettivo di raccontare a un pubblico fatto non solo di esperti il lavoro dell’Unione Europea in tema di sicurezza e gestione delle crisi. Lo ‘Yearbook of European Security 2014” e ‘Crisis rooms: towards a global network?’ sono gli ultimi nati in casa Ue. Da una parte la nuova edizione dell’Annuario sulla Sicurezza Europea firmato Iss (Istituto europeo per gli Studi sulla Sicurezza), dall’altra il volume realizzato dall’EEAS (il Servizio europeo per l’azione esterna) e curato da Patryk Pawlak e Andrea Ricci.
Antonio Missiroli, direttore dell’Iss, racconta così l’Annuario 2014: “Ci siamo basati
sull’edizione pilota dell’anno scorso e l’abbiamo aggiornata sia nei contenuti che nella forma. Documenti, mappe e studi sono stati resi ancor più dinamici e accessibili attraverso l’uso di infografiche e sezioni più intuitive. Per quanto riguarda le tematiche ci siamo soffermati sulle Primavere arabe, l’America, l’Africa, il Medio Oriente e l’Asia e c’è una parte dedicata alla Cybersecurity”.
Anche Michael Mann, portavoce dell’alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza Catherine Ashton, si è congratulato per l’iniziativa: “Avete realizzato uno strumento veramente utile. Tre anni e mezzo fa, quando ho preso questo incarico, mancava una guida come questa. Oggi occorre intensificare gli sforzi e dobbiamo imparare a utilizzare le risorse – a volte limitate – che abbiamo, in un modo intelligente. Un libro così, ma anche la comunicazione con Twitter e Facebook, possono fare molto”.
‘Crisis rooms: towards a global network’ è un altro strumento a cui hanno collaborato professionisti, ricercatori ed esperti nel settore sicurezza. Dalla stessa Catherine Ashton a Julia Manchin, da Agostino Miozzo a Pierre Vimont: sono molte le personalità che hanno raccolto la loro esperienza ragionando sull’importanza di un approccio globale alla gestione delle crisi.
“La cultura di come trattare i momenti di crisi interni ed esterni all’Ue è cambiata profondamente – ha spiegato Agostino Miozzo, Managing director del Crisis response and operational coordination dell’EEAS – parlo del linguaggio, del codice di comunicazione, del coordinamento. Grazie alla velocità dell’informazione non possiamo più perdere tempo, si richiedono azioni immediate”.
Secondo Miozzo l’Europa ha fatto molto, ma deve anche imparare a rispondere alle aspettative dei popoli che hanno bisogno: “Noi dobbiamo esserci, non semplicemente portando una bandiera blu con le stelle, ma in maniera concreta – ha concluso il Managing director – loro ci cercano, si fidano di noi, ma gli serviamo ora. Non possiamo perdere troppo tempo nella burocrazia o a combatterci tra noi. Vanno capite le priorità e anche i nostri limiti, per superarli”.