colonna sonora: Underworld – Born Slippy Nuxx (extended)
È molto raro fare per lavoro ciò che sia ama. Penso agli istruttori di sci, o agli artisti, o ai pornoattori.
Io ad esempio, anche se molti lettori di Fuori Tema pensano che faccia il professore di filosofia, sono un cameraman. Vado in giro, cerco una buona inquadratura, metto a fuoco e spingo Rec. Ovviamente c’è molto di più, ma anche molto di meno (cioè l’80% del mio lavoro consiste nell’aspettare per ore dei politici che poi dicono sempre le stesse cose), ma in generale posso dire che faccio un mestiere che mi piace, soprattutto dopo esser stato scartato da tutti i casting porno.
Ogni tanto poi esce una troupe più carina, di quelle in cui devi un po’ inventare, cercare situazioni particolari e insomma puoi aprire la gabbia della creatività che sennò si atrofizza; quelle che rendono stimolante questo lavoro.
Ma succedono anche cose che possono demoralizzare.
Quanto segue è un racconto di fantasia (mi sono documentato), ritrovato su un manoscritto dentro una bottiglia sulla spiaggia di Knokke, che parla di un collega finlandese.
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Isko, il cameraman finnico, sa solo che la troupe dev’essere operativa dalle 11:00. La sera prima chiama il giornalista due volte, senza ricevere riposta. Alle 9:00 richiama ma gli viene detto di aspettare la telefonata intorno alle 10. Alle 11:05 il cameraman richiama ed ascolta la richiesta.
– ciao, allora, ho bisogno di vedere che Helsinki è il centro del mondo, che in aereo è facile raggiungere le altre capitali, vai in aeroporto a riprendere i tabelloni, intervisti la gente e chiedi le tariffe, poi mi mostri la vita della città, gente che beve vodka e mangia carne di renna, li intervisti, chiedi quanto costa bere e mangiare, poi fermi un po’ di persone e gli chiedi se pensano che Helsinki possa considerarsi la capitale del mondo, poi ti richiamo a pranzo per il resto.
Il cameraman finnico è perplesso, raramente lavora con questo stato del sud.
– scusa ma tu non vieni? Io sono un cameraman, non dovrei fare interviste, non so di quali risposte hai bisogno o come vuoi impostare il servizio (per non parlare del fatto che mi stai chiedendo di fare il tuo lavoro).
– ti sento polemico, non ti va di farlo? Dimmelo subito che chiamo il tuo capo.
– certo che mi va, il capo ha altro a cui pensare, sono solo un po’ sorpreso, comunque vado.
Ad Isko piace fare le immagini e cerca di farle bene. Quello che entra nell’obbiettivo si trasforma in qualcos’altro: una cartolina, una scenetta, un racconto. Non che stia facendo “er cinema”, come dicono in Lapponia, ma insomma alla fine andare in giro a riprendere ed intervistare è quasi divertente.
Poi la troupe pranza, poi niente.
Alle 15:00 Isko telefona e il giornalista dice che lo richiama in 10 minuti. Alle 16:15 Isko telefona ancora.
– dimmi!
– dimmi tu, stiamo fermi da due ore sulla slitta, cos’altro dobbiamo fare?
– ti sento ancora molto polemico, se non vuoi lavorare me lo dici, così non lavorerai mai più con noi.
– ti sto solo chiedendo cosa dobbiamo fare.
– cos’hai girato?
– quello che mi hai chiesto.
– non mi è mai capitato che una troupe si permettesse di chiamarmi con questo tono.
– non mi è mai capitato di dover fare io un servizio.
– ah si? Allora guarda, vammi a fare la casa di Babbo Natale e la residenza del Primo Ministro.
– ma non li avete in archivio?
– no. E poi vai a farmi la sirenetta
– ma quella è a Copenaghen.
– ci sono problemi?
– no ma se me lo dicevi due ore fa adesso avevo già fini…
Click.
Isko respira, bestemmia Thor e poi frusta i cani per far partire la slitta.
Il telefono squilla di nuovo.
– hey, è caduta la linea?
(No, mi hai attaccato in faccia)
– forse, dimmi.
– poi mi fai la vita notturna della città.
– cioè?
– cioè, che cosa succede di notte, la gente che esce, i locali, le gare di vodka, le statue di ghiaccio… quello che fanno lì, come previsto da accordi.
– veramente non c’era nessun accordo e avrei anche una vita sociale, ma se te lo dico ho capito che mi fai licenziare, quindi sissignora!
Insomma la troupe viene prolungata per girare immagini che sono già in archivio, la casa di Babbo Natale è sempre uguale e la Sirenetta non si è spostata di un millimetro. Il costo sale, (non per Isko, ma questa è un’altra storia, molto comune) ma tanto sono soldi dell’azienda. E Isko sente che qualcosa dentro di lui si spegne, mentre accende la telecamera.
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Qui finisce il racconto, e possiamo tranquillamente dire che i finlandesi non sono poi dei grandi scrittori.
Ma questa storia di fantasia ritrovata per caso, mi ha ricordato uno dei motivi per cui ho lasciato il paese che amavo, dove chi ha il potere (raramente raggiunto per merito) e la serenità di una buona situazione economica, non esita ad esercitarlo su chi non è tutelato, non ha diritti e se vuole continuare a lavorare (cancellando ogni passione in ciò che fa) è costretto ad inchinarsi. Queste cose in Italia mi sono successe e succedono ancora ogni giorno.
Un servizio dovrebbe essere frutto della collaborazione di due professionisti, che lavorano insieme, rispettando l’uno il lavoro dell’altro, interagendo, ognuno secondo le proprie competenze, sullo stesso piano. E il lavoro, in generale, dovrebbe essere sempre rispettato, soprattutto da chi sa che non lo perderà mai, da chi ricopre posizioni alte e quindi, in teoria, dovrebbe essere più illuminato della becera classe operaia.
Mando un affettuoso saluto ad Isko e a Babbo Natale, se esistono, e comunque grazie a questa favoletta ho capito che non rimpiango di essere emigrato nel Fuckin’ Nordeuropa.
Buon uichènd a chi ha un’etica, una coscienza e uno zio in America che gli lascia un milione di dollari così può mandare tutti a quel paese. La Lapponia.