Le grandi compagnie estrattive dovranno mettere nero su bianco quanto pagano ai governi dei paesi terzi per poter estrarre e dichiarare nel dettaglio, progetto per progetto, quanto pagano per i diritti di estrazione. Lo ha stabilito la commissione Giuridica del Parlamento europeo nelle proposte di modifica di direttive europee approvate oggi. Adottato all’unanimità (un solo astenuto, nessun voto contrario), il testo dei relatori Arlene McCarthy (S&D) e Klaus-Heiner Lehne (Ppe, è anche il presidente di commissione) introduce l’obbligo per tutte le compagnie estrattive quotate in borsa e collocate sui mercati azionari europei di dichiarare tutte le spese sostenute per i diritti di estrazione. Cave di carbone, miniere di diamanti, pozzi petroliferi, giacimenti di gas: tutte le grandi aziende europee e non operanti nel settore dovranno dire quanto pagano complessivamente al governo del paese dove vanno ad estrarre. “E’ un modo per garantire la trasparenza e combattere la corruzione”, spiega McCarthy, “non abbiamo ceduto alle pressioni delle industrie e dei governi per un regime di trasparenza debole”, aggiunge.
Il testo adesso passerà all’attenzione del Consiglio competitività e se dovesse essere licenziato così come lo propone il Parlamento Ue, potrà essere votato in commissione per poi passare in Aula. Le proposte di modifiche conferiscono all’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (Esma) il compito di definire come questa dichiarazione debba essere scritta e presentata, e apportano modifiche al testo della Commissione europea stabilendo il principio del “dichiarare sempre e comunque”, anche se le leggi del paese ospitante lo vietano. Viene dato agli stati membri il compito di vigilare sul rispetto dell’obbligo di dichiarazione. In caso di irregolarità o mancata comunicazione l’azienda e la persona fisica rischiano multe salatissime: sanzioni fino al 10% del fatturato annuo per le aziende, sanzioni che possono arrivare anche a un massimo di cinque milioni di euro per le persone. Insomma, da oggi – tanto per fare un esempio – Eni dovrà dire quanto paga il governo nigeriano per estrarre e chiarire in dettaglio quanto gli costa ogni singolo pozzo.
Altro elemento di novità rispetto al testo dell’esecutivo comunitario, l’introduzione dell’obbligo di informazione anche per le banche, le imprese edili e le compagnie di telecomunicazione operanti in paesi terzi. Per questi soggetti l’obbligo sarà solo generale e non particolare (si dovranno quindi limitare a dichiarare quanto pagano il governo per operare nel territorio senza spiegare quanto pagano per singolo appalto). La commissione Giuridica ha quindi adottato un provvedimento per le piccole e medie imprese operanti all’estero, approvando una semplificazione normativa e burocratica che rimuove l’obbligo del rapporto quadrimestrale per le Pmi. “Con questo voto – sottolinea Lehne – dimostriamo il nostro impegno a ridurre gli oneri amministrativi per le piccole e medie imprese”.