Bruxelles – È attesa per la prossima settimana la proposta della Commissione UE sul divieto delle pratiche di microtargeting, vale a dire la pubblicità politica online mirata sui dati sensibili dei cittadini. Lo ha anticipato la vicepresidente dell’esecutivo comunitario per i Valori e la trasparenza, Věra Jourová, intervenendo all’European Business Summit, appuntamento annuale per discutere delle questioni di forte attualità.
“Se l’Europa si distingue per i suoi pilastri democratici, questo è dovuto anche agli standard di trasparenza che sono richiesti nelle comunicazioni e nei messaggi politici”, ha sottolineato Jourová. Ma nella sfera online la questione si fa più urgente: “Quando i partiti si approcciano ai cittadini, servono forti garanzie dai tentativi di influenzarli nelle loro scelte politiche, non si possono usare tecniche subdole”. Una delle modalità è proprio la pubblicità politica mirata online (o microtargeting), tecnica che analizza i dati sensibili (origine etnica, opinioni religiose e politiche, stato di salute) per prevedere gli interessi di un pubblico specifico. “Il microtargeting basato sui dati sensibili deve essere vietato, sarà la nostra proposta in arrivo fra pochi giorni“, ha assicurato la vicepresidente della Commissione UE.
La discussione si è spostata subito sulle piattaforme digitali, dal momento in cui questa pratica costituisce un modello di business per le Big Tech – tra cui Facebook e Twitter – come dimostrato dallo scandalo Cambridge Analytica del 2016. “Gli affari devono avere limiti morali e sospettavamo da tempo che ci fossero problemi sul fatto che le grandi aziende non si facciano problemi a fare soldi sulla miseria e sulle difficoltà degli utenti”, ha attaccato Jourová. Sul piano della pubblicità politica mirata e della disinformazione online, le rivelazioni dell’ex-dipendente di Facebook, Frances Haugen (intervenuta pochi giorni fa al Parlamento UE) “sono state devastanti e hanno confermato che quanto pensavamo accadesse è effettivamente realtà”, ha commentato la vicepresidente della Commissione.
In chiusura, Jourová ha voluto ricordare che la proposta in arrivo sul divieto di pubblicità politica mirata sui dati sensibili dei cittadini si inserisce all’interno di un quadro legislativo UE più ampio, che comprende anche le proposte di legge sui servizi (DSA) e mercati digitali (DMA): “Dobbiamo adattarci a una nuova era, ma con un approccio armonizzato che garantisca una capacità di controllo maggiore da parte della Commissione Europea“. Mentre alle piattaforme online è chiesto più impegno nell’implementazione di standard di trasparenza, “il nostro compito è quello di regolamentare, ma stando bene attenti a non imporre nessun tipo di censura”, ha garantito la vicepresidente Jourová.