Bruxelles – Alla vigilia della presentazione della bozza di relazione sull’intelligenza artificiale del Parlamento Europeo, l’UE mette in fila le priorità nella regolamentazione delle nuove tecnologie emergenti in un summit inter-istituzionale organizzato dalla commissione speciale per l’Intelligenza artificiale (AIDA). “Siamo entrati in una settimana decisiva, ecco perché oggi abbiamo voluto un confronto tra istituzioni europee e Parlamenti nazionali”, ha aperto il dibattito il presidente della commissione AIDA, Dragoş Tudorache (Renew Europe).
Un dialogo “di fondamentale importanza”, ha confermato Dita Charanzová, vicepresidente del Parlamento Europeo, dal momento in cui “queste tecnologie possono essere rivoluzionarie tanto quanto l’elettricità”. Nonostante gli eurodeputati abbiano appoggiato sin dall’inizio l’approccio della Commissione UE basato sul rischio, “ci troviamo ora a un bivio per il futuro digitale dell’Unione, quello tra le opportunità e le minacce per i diritti fondamentali”, ha avvertito l’eurodeputata ceca.
A questo proposito è stata la vicepresidente della Commissione UE per il Digitale, Margrethe Vestager, a mettere in chiaro che “il rovescio della medaglia dei benefici delle tecnologie emergenti è rappresentato dai rischi che frenano l’innovazione”. Per questo motivo è necessario un approccio che punti su due fattori, ovvero “eccellenza e fiducia”. Per raggiungere il primo obiettivo “serve un coordinamento negli investimenti”, ha spiegato Vestager: “Con un quadro legislativo affidabile prevediamo di stanziare un miliardo di euro all’anno per l’innovazione UE nell’intelligenza artificiale, per mobilitare fino a 20 miliardi in dieci anni“. Allo stesso tempo si dovranno affrontare tutti i rischi, come previsto dal quadro presentato dall’esecutivo UE lo scorso 21 aprile: “Se il rischio non è tollerabile, imponiamo il divieto. Ma se può essere mitigato, allora pretendiamo il rispetto di requisiti precisi sul controllo umano, l’affidabilità e la cybersicurezza”, ha ricordato la vicepresidente Vestager.
Tutti d’accordo sulla necessità di spingere sugli investimenti e affrontare a livello comunitario le questioni di sicurezza informatica, come sottolineato dalla deputata italiana Vincenza Bruno Bossio (PD): “Da Roma salutiamo con favore la proposta di quadro normativo, che il Parlamento esaminerà nei prossimi giorni nell’intergruppo tra le diverse forze politiche”. Per i parlamentari italiani “è essenziale avere un sistema di governance affidabile e certa”, che possa dare “ossigeno alla ricerca nei nostri ottimi centri”, da Milano a Cosenza, fino a Torino, “città che ospiterà la sede dell’Istituto nazionale per l’intelligenza artificiale”. Anche Sabrina Pignedoli, eurodeputata del Movimento 5 Stelle, ha sottolineato che “l’UE deve puntare sulla qualità e rendere l’intelligenza artificiale un’occasione di sviluppo per ridurre il divario tecnologico delle periferie”. Inoltre, “si dovrà combattere la criminalità organizzata con i sistemi tecnologici, ma facendo attenzione alle vulnerabilità delle reti sulle violazioni di dati e la privacy“, ha aggiunto Pignedoli.
C’è però un elefante nella stanza nel summit, che divide le istituzioni e spacca la maggioranza dell’Eurocamera: il divieto di riconoscimento biometrico a distanza nei luoghi pubblici. Quasi nessuno ne ha fatto menzione, ma questo sarà il tema più divisivo nei prossimi mesi, a partire da domani (martedì 9 novembre), quando il relatore Axel Voss (PPE) presenterà la sua bozza di relazione e si apriranno le discussioni anche nelle altre commissioni. A sollevare la questione oggi è stata la presidente del Comitato economico e sociale europeo (CESE), Christa Schweng: “Secondo le nostre indagini, il 57 per cento dei cittadini europei è preoccupato per le discriminazioni da parte delle forze dell’ordine”. La presidente del CESE ha ribadito che “ci sono margini di miglioramento”, a partire dal “divieto di riconoscimento biometrico negli spazi pubblici, come richiesto dalle autorità europee per la protezione dei dati“. Le raccomandazioni riguardano anche “un approccio basato sulle decisioni umane, un meccanismo di ricorso e risarcimento per chi viene danneggiato dagli algoritmi e un coinvolgimento della società civile nel board sull’IA”, ha concluso Schweng.
A chiudere l’incontro è stato proprio il relatore per la commissione AIDA: “È ora di passare alla fase successiva e definire come vogliamo inquadrare questo sviluppo“, ha esortato Voss. “Abbiamo visto che ci sono preoccupazioni sia sul piano delle basi etiche, ma anche su come creare fiducia nei cittadini sulle funzionalità degli algoritmi”. Non vanno dimenticati nemmeno i temi inerenti al mercato del lavoro e ai “timori di un aumento della disoccupazione”, così come la “concorrenza con Stati Uniti e Cina” e le questioni di genere: “Se non vogliamo accentuare le discriminazioni, dobbiamo mettere a disposizione più dati“, è stato l’ultimo invito del relatore tedesco. Domani Voss riprenderà la parola in commissione AIDA per presentare la relazione sull’IA e la partita della regolamentazione dell’intelligenza artificiale al Parlamento UE potrà davvero entrare nel vivo.