Continua la battaglia fra Italia e Croazia sulla richiesta di registrare la denominazione del vino Prosek da parte della Croazia. I lavori del gruppo incaricato di mettere a punto l’opposizione alla domanda di protezione della menzione tradizionale croata Prošek sono ormai vicini alla conclusione. Il sottosegretario con delega al settore vitivinicolo, il leghista Gianmarco Centinaio dopo la decisione della Commissione di inserire la richiesta della Croazia sul Prosek nella gazzetta ufficiale, che ha aperto alla procedura che consente, entro due mesi, di presentare opposizioni, aveva annunciato l’immediata costituzione di un team di esperti per arrivare ad un documento di opposizione a questa decisione.
“La prossima settimana saranno ultimate le valutazioni e la redazione del testo in sede ministeriale e vi sarà un ulteriore confronto a distanza con tutte le componenti interessate, Regioni, Consorzi, associazioni professionali e vitivinicole”, ha dichiarato Centinaio. “La riunione finale del gruppo si terrà a Venezia il prossimo 2 novembre – continua Centinaio -, hanno già assicurato la partecipazione tutti i soggetti istituzionali ed economici interessati alla tutela della DOP Prosecco che costituisce un’eccellenza italiana, segno di identità territoriale e di distintività a livello mondiale.
C’è assoluta identità di vedute tra Ministero, rappresentanti delle due Regioni interessate, dei tre Consorzi e delle associazioni professionali e vitivinicole – conclude il sottosegretario -. Gli italiani e il Sistema paese non possono consentire e non permettono a nessuno che gli elementi caratteristici dell’identità nazionale e territoriale possano essere oggetto di goffi tentativi di imitazione e speculazione economica”.
Domenica 26 settembre, intervistato dal Corriere del Veneto, il direttore del dipartimento croato per la politica agricola, l’Ue e la cooperazione internazionale Jakša Petric (l’uomo che sta seguendo per il ministero dell’Agricoltura della Croazia la richiesta di tutela della menzione tradizionale Prošek) aveva affermato che da parte loro non c’era nessuna intenzione di voler rubare il nome al Prosecco: “La produzione del Prošek nella repubblica di Croazia ha una lunga storia, secondo alcune fonti attestata già nel 18 esimo secolo. Il Prošek è molto importante per le comunità locali in quanto parte del nostro patrimonio storico, culturale e gastronomico”.
Di parere completamente opposto i principali produttori di prosecco, che producono 620 milioni di bottiglie, di cui 370 milioni sono destinate all’export, per un giro d’affari di 2 miliardi di euro, e che si dicono pronti a fare le barricate per opporsi a quella che considerano una decisione sconsiderata. Stefano Zanette, presidente del Consorzio Prosecco Doc era stato lapidario nel commentare la notizia.
“Non saremo soli: presenteremo le osservazioni insieme ad altre forze che si stanno unendo a noi, consapevoli della gravità che tale eventuale approvazione da parte della Ue creerebbe. Si tratterebbe di un precedente pericoloso, le cui derive sono facilmente intuibili”, dicono.
I lavori del team di esperti convocato dal ministero dovrebbero appunto arrivare ad un documento unitario per opporsi a questa decisione. Secondo le direttive del ministro Patuanelli e del sottosegretario Centinaio il gruppo di lavoro sta approfondendo, tra i vari motivi di opposizione, quelli dell’incompatibilità con le norme sulle menzioni tradizionali con particolare riferimento alla questione della omonimia tra la menzione “Prošek” e le Dop “Prosecco”, “Conegliano Valdobbiadene – Prosecco” e “Colli asolani – Prosecco” o “Asolo -prosecco”.
Ora si tratterà di aspettare e vedere quali saranno le decisioni della Commissione europea in merito a quella che si preannuncia come l’ennesima contesa in riferimento al celebre italian sounding sui prodotti del made in Italy, che secondo alcune recenti stime costerebbe al nostro fino a 100 miliardi di euro all’anno.