Bruxelles – In Europa avere un impiego può far male. Nel 2020 si registrano oltre 4,6 milioni di infortuni sul lavoro in tutto il territorio dell’UE, secondo i dati diffusi da Eurostat. Numeri in linea con quelli già noti. Il 2,4% di tutte le persone attive di età compresa tra 15 e 64 anni ha riportato almeno un caso di incidenti non mortali in orario e luogo di lavoro. Numeri in calo, se confrontati a quelli degli anni precedenti, ma che continuano a tenere accesi i riflettori su un fenomeno ancora presente.
Le informazioni dell’Istituto di statistica europeo risultano non semplici da analizzare, considerando che nel 2020, causa COVID, molte persone sono uscite dal mercato del lavoro. La stessa Eurostat riconosce che questa riduzione del numero degli incidenti “può essere in parte dovuto alla pandemia”.
Sono soprattutto le principali economie a contribuire al dato complessivo. La Francia da sola registra 1,2 milioni di infortuni, seguita da Germania (771.134), Spagna (454.992) e Italia (333.345). Degli oltre 4,6 milioni di infortuni sul lavoro registrati nel 2020, più del 50% (2,7 milioni) si concentrano in questi quattro Paesi.
La categoria professionale con la più alta percentuale di persone che hanno segnalato un infortunio sul lavoro a livello UE nel 2020 è stata quella degli artigiani e dei mestieri collegati (4,4%), seguita dagli operatori e assemblatori di impianti e macchine e dai lavoratori qualificati dell’agricoltura e della pesca (entrambi 3,4 %). Anche le persone con occupazioni elementari (3,3%) hanno registrato una quota superiore al 3% nel 2020.