Bruxelles – “Zostajemy!”, “Noi rimaniamo!”. Questo è stato l’urlo delle piazze di oltre cento città in tutta la Polonia che domenica 10 ottobre hanno protestato contro la decisione della Corte Costituzionale, che giovedì 7 ottobre ha dichiarato incompatibili alcuni articoli dei trattati UE con la legge fondamentale nazionale.
Secondo gli organizzatori, sono scese in piazza 100mila persone nella sola Varsavia, e altrettante nel resto del Paese. Nella capitale ha arringato la folla l’ex primo ministro ed ex presidente del Consiglio europeo Donald Tusk: “L’operazione del governo per lasciare l’Europa è partita a tutta velocità. Se rimarremo inerti, niente la potrà fermare”. Il timore di Tusk e della piazza è che la sentenza della Corte, finita recentemente nel mirino della Commissione UE a seguito di presunte ingerenze su di essa da parte dell’esecutivo, spiani la strada all’uscita della Polonia dall’Unione europea.
Il governo conservatore guidato da Mateusz Morawiecki smentisce categoricamente questa possibilità. “Il posto della Polonia è e resterà nella famiglia delle nazioni europee. Nessuno nel nostro partito ha dei piani per la cosiddetta Polexit”. Tuttavia, la sentenza di giovedì scorso pone dei seri interrogativi. Dal momento che la Corte contesta il primato della legislazione europea su quella nazionale, ovvero uno dei principi cardine su cui si basa l’Unione europea, alcuni esperti sostengono che si imponga una decisione: la Polonia deve cambiare la Costituzione, altrimenti non può restare nell’UE.
Questa scelta drastica però non piace né a Bruxelles né a Varsavia. Nonostante le numerose schermaglie degli ultimi anni, non è intenzione dell’Unione europea espellere quello che è il suo quinto Stato membro per popolazione, solo pochi anni dopo aver perso il Regno Unito. Creerebbe un precedente pericoloso e potrebbe spingere altri Paesi a voler fare altrettanto. Inoltre anche volendo è molto difficile cacciare uno Stato dall’Unione, specialmente se questo è spalleggiato da altri al suo interno. Dal canto suo, il partito di governo polacco Diritto e Giustizia (PiS) è consapevole che l’uscita dall’UE sarebbe fortemente impopolare in un Paese dall’economia fragile e dipendente dagli aiuti forniti da Bruxelles (Varsavia è il primo beneficiario dei fondi di coesione comunitari e quarto di quelli per il Next Generation EU). Nonostante il PiS sia ancora saldamente in testa ai sondaggi, una recente rilevazione ha mostrato come l’88 per cento dei polacchi sarebbe contrario a una Polexit,