Gli svizzeri sono più intelligenti. Di chi? Ma degli italiani ovviamente. Una tesi curiosa quella che Jacopo Fo e Rosaria Guerra sostengono con dovizia di particolari nel divertente volume edito da Barbera (124 pagine, 12,50 euro) e dedicato al popolo elvetico. Poco più di cento pagine in cui i due autori riescono a sfatare, punto per punto, i miti che aleggiano intorno ai nostri vicini di casa.
“Quelli come me che hanno vissuto in Lombardia, sui laghi a un passo dalla Svizzera, considerano fin da bambini gli svizzeri un po’ stupidi – confessa Jacopo Fo, scrittore, attore, regista e figlio d’arte, appellandosi a un pregiudizio comune che hanno non solo gli italiani, ma anche francesi e tedeschi – come se il fatto di non combattere una guerra da secoli li avesse un po’ rimbambiti”. E invece, a conti fatti, sembra proprio che il popolo svizzero sia stato il più abile nel conquistarsi il benessere che dà la pace.
Insomma un paese forte perché si fonda “sul valore individuale, sulla professionalità”. Che è stato capace di raggiungere negli anni la stabilità governativa e la capacità di far convivere all’interno dello stesso territorio minoranze linguistiche e culturali diverse. Lo dimostrano anche i risultati sportivi, l’enorme quantità di premi Nobel vinti e, impossibile da tralasciare, il notevole benessere economico.
Secondo Rosaria Guerra, giornalista che collabora con la Radiotelevisione Svizzera, il dubbio che i nostri vicini siano effettivamente più intelligenti della media può essere risolto facendo riferimento al presente, ad esempio considerando la forte decisionalità che è affidata ai cittadini attraverso un massiccio uso dei referendum (anche se solo nel 1971 l donne hanno avuto il diritto di voto in tutti gli stati confederati), ma trova risposta anche in ragioni storiche: “La Svizzera resta un paese in cui le vantaggiose condizioni in cui i ricercatori si sono sempre trovati ad operare contribuiscono in modo determinante allo sviluppo del potenziale umano”.
Ironia, documentazione (e una forse troppo spudorata simpatia nei confronti dei cugini d’Oltralpe) fanno di questo opuscolo una guida precisa, leggera ed efficace dalla quale gli italiani farebbero bene a prendere qualche spunto. Ascoltate ora, le parole che Orson Welles pronuncia nel film “Il terzo uomo” (pare avendole aggiunte sul momento alla sceneggiatura) appaiono certo da rivedere. “In Italia, sotto i Borgia, per trent’anni ci sono state guerre, terrore, assassinii, massacri: e il risultato sono stati Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia, e cosa hanno prodotto? Gli orologi a cucù”.