Bruxelles – La rivoluzione verde e la transizione verso un modello sostenibile hanno un costo, e il caro bollette è lì a ricordarlo. Christine Lagarde lo affronta verso la fine il tema ‘caldo’ del momento, quello dell’aumento dei prezzi dell’energia, e quando lo solleva il tema non si limita ad accennarlo. La presidente della BCE, che apre la conferenza sulle banche centrali e incentrata sul futuro della politica monetaria alla luce della pandemia, si prende tutto il tempo che serve per arrivare al dunque.
Ci sono diverse tendenze a guidare l’eurozona. Una di queste è la transizione verde, “che è probabilmente la più importante ma la meno esplorata”, denuncia e non a caso. Perché oltre gli slogan e i motivi di vanto, ci sono aspetti non ancora sviscerati. Non c’è dubbio per Lagarde che la pandemia abbia dato una spinta alla transizione verde. Una spinta non scevra di conseguenze.
“Potrebbe portare a un aumento accelerato dei prezzi d’asta nel sistema di scambio di quote di emissione dell’UE, all’introduzione di prezzi del carbonio che coprono una gamma più ampia di attività economiche e all’adozione di un meccanismo di adeguamento delle frontiere del carbonio”. Sono questi, precisa la responsabile dell’Eurotower, “tutti fattori che potrebbero avere un impatto inflazionistico diretto“. Aumento dei prezzi al consumo, insomma, che è già realtà.
L’energia rinnovabile nell’area dell’euro è aumentata dal 5% dell’energia totale disponibile nel 1990 a circa il 15% di oggi, ricorda Lagarde. Allo stesso modo, la quota del gas naturale è aumentata dal 17% al 24%. Il petrolio, nel frattempo, è sceso dal 43% al 38%. “Il continuo aumento dei prezzi del gas naturale testimonia la complessità che ciò crea, poiché tale aumento riflette in parte la produzione di energia eolica insolitamente bassa in Europa quest’estate e la necessità di colmare il divario con fonti energetiche convenzionali che possono essere mobilitate rapidamente”.
Spostarsi da un modello collaudato a un altro tutto da costruire comporterà inevitabilmente scossoni economici. La riconversione non è uno scherzo. Questa transizione sostenibile “a sua volta sta avendo effetti a catena su altre industrie che si affidano al gas naturale, come la produzione di fertilizzanti, e le industrie che dipendono dai sottoprodotti della produzione di fertilizzanti, come l’imballaggio alimentare”.
Ecco dunque la verità taciuta della battaglia green. I costi inevitabili, che possono essere solo una parentesi. Si parla tanto dei prezzi del gas, e la presidente della BCE fa notare che “l‘aumento dell’uso del gas naturale per stabilizzare la produzione di elettricità è solo una tecnologia ponte, e nel tempo si ridurrà man mano che le nuove tecnologie per lo stoccaggio e la distribuzione dell’energia saranno più diffuse”.
Occorre investire adesso per pagare meno domani, fare qualche sacrificio oggi per non farne più nell’avvenire. Del resto, ricorda ancora Lagarde, “la Commissione europea stima che occorrono investimenti per circa 330 miliardi di euro all’anno entro il 2030 per raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici dell’Europa, e circa 125 miliardi di euro ogni anno per realizzare la trasformazione digitale”.
Dunque, in generale l’inflazione al momento a livelli elevati si spiega quale risposta alla crisi sanitaria. Fenomeno passeggero, secondo gli analisti di Francoforte. Ma la pandemia “ha introdotto anche nuove tendenze che potrebbero influenzare la dinamica dell’inflazione negli anni a venire”, insiste Lagarde. Tali tendenze potrebbero produrre pressioni sui prezzi sia al rialzo che al ribasso”. Nella prima categoria ricade la transizione sostenibile.