Bruxelles – La ripresa c’è ed è più vigorosa e rapida del previsto. Ma, buon per l’eurozona, non è un novità, tanto che Christine Lagarde punta sui rischi al ribasso. In occasione del tradizionale dialogo economico con la commissione Affari economici del Parlamento europeo, la presidente della BCE avverte dei rischi legati al caro prezzi. “L’inflazione nell’area dell’euro è salita al 3 per cento ad agosto e prevediamo che aumenterà ulteriormente questo autunno”, premette. Quindi precisa: potrebbe ridursi se le cose dovessero peggiorare dal punto di vista sanitario, e potrebbe peggiorare se dovesse continuare la crisi dell’offerta.
“Mentre l’inflazione potrebbe rivelarsi più debole del previsto se l’attività economica dovesse essere influenzata da un nuovo inasprimento delle restrizioni, vi sono alcuni fattori che potrebbero portare a pressioni sui prezzi più forti di quanto attualmente previsto”. Qui Lagarde si sente di in dovere di offrire casi concentri. “Ad esempio, se le carenze temporanee di materiali e attrezzature limitano la produzione in modo più persistente di quanto attualmente previsto, potrebbero diffondersi più fortemente lungo la catena dei prezzi”.
Non è un elemento nuovo, neppure questo. Già il bollettino economico di luglio avvertiva del problema della carenza di materie prime necessarie alle imprese per rimettere in modo produzione ed economia. Ora Lagarde lascia intendere che il fenomeno potrebbe essere tutt’altro che passeggero, con tutto quello che ne deriverebbe.
C’è “una serie di fattori” che sta spingendo in alto il livello dei prezzi. Tra questi, spiega la numero uno dell’Eurotower, “il forte aumento” dei prezzi del petrolio dalla metà dello scorso anno e l’inversione della riduzione temporanea dell’IVA in Germania sono considerati “temporanei”. Un qualcosa di passeggero. L’auspicio è che pure le pressioni sui costi derivanti dalla temporanea carenza di materiali e attrezzature. “dovrebbe dissiparsi nel corso del prossimo anno”, ma la BCE sembra prepararsi al peggio.